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Omicidio Kim Jong-nam. Le assassine: “Ci hanno detto che era per uno scherzo in tv”

Una delle due donne fermate per l’avvelenamento del fratellastro di Kim Jong-un sostiene che era stata assoldata per una sorta di candid-camera: “Dovevamo solo spruzzare acqua sulla gente e poi fuggire”. In manette anche una quarta persona: ha il passaporto nordcoreano.
A cura di Biagio Chiariello
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Nuovi inquietanti dettagli nell’inchiesta sull’omicidio di Kim Jong-nam, il fratellastro del leader nordcoreano Kim Jong-un, avvelenato cinque giorni fa all’aeroporto di Kuala Lumpur da due donne poi arrestata. Ora, secondo quando trapelato dalla polizia, l’indonesiana Siti Aishah, 25 anni, ha affermato di essere stata in qualche modo ingannata, indotta a credere di fare la comparsa in uno show della tv malese: una sorta di reality simile a ‘Scherzi a Parte’ nel quale, insieme alla vietnamita Doan Thi Wong, 28 anni, avrebbe dovuto spruzzare dell’acqua sulla faccia di passeggeri in attesa e fuggire ridendo. Lo ha raccontato la madre della 25enne:  “È innocente, pensava fosse una buona offerta di lavoro”. Le due avrebbe ricevuto un compenso di circa 100 dollari per ripetere lo scherzo tre o quattro volte la mattina del 13 febbraio, senza problemi. Ma quando la vittima del gioco è diventata Kim Jong-nam (che le due sostengono di non aver mai conosciuto), le cose sono andate come peggio non potevano immaginare: il liquido fornito dalla (finta) troupe sarebbe cambiato in veleno e l’uomo è morto.

Nel frattempo la polizia malese ha arrestato una quarta persona nell'ambito delle indagini sulla morte di Kim Jong-nam. Si tratta di un uomo in possesso di un passaporto nordcoreano. Nei giorni scorsi era stato fermato anche il fidanzato dell’ l’indonesiana Siti Aishah. Gli agenti, in una nota ufficiale, hanno reso noto che l'uomo è stato rintracciato a Selangor, vicino a Kuala Lumpur, ed era in possesso di un documento d'identità su cui compariva il nome Ri Jong-chol, nato il 6 maggio del 1970.

Le autorità malesi hanno poi comunicato che è stata effettuata una seconda autopsia sul corpo di Kim Jong-nam per capire le cause del decesso, dopo un primo tentativo fallita. L'ambasciatore nordcoreano Kang Chol non l’ha presa bene: "Rigetteremo in modo categorico l'esito dell'autopsia condotta unilateralmente senza la nostra presenza", denunciando "un complotto politico" e di "forze ostili". E accusando la Malaysia di aver "violato le elementari leggi internazionali e le leggi consolari" negando la presenza di rappresentanti nordcoreani durante l’esame autoptico.

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