151 CONDIVISIONI

Omicidio Fermo, Amedeo Mancini verrà scarcerato: arrivato il braccialetto elettronico

Nelle prossime ore Amedeo Mancini, accusato di aver ucciso l’immigrato nigeriano Emmanuel Chidi Namdi, verrà trasferito dal carcere di Ascoli Piceno alla sua abitazione a Fermo, dove sconterà gli arresti domiciliari sorvegliato grazie al braccialetto elettronico.
A cura di Davide Falcioni
151 CONDIVISIONI
Immagine

Amedeo Mancini può uscire dal carcere: il 40enne fermano, accusato dell'omicidio di Emmanuel Chidi Namdi e detenuto presso il penitenziario di Ascoli Piceno, ha ottenuto il braccialetto elettronico dopo un'attesa di quasi un mese seguita alla sentenza del Tribunale del Riesame, che aveva confermato le misure cautelari optando, tuttavia, per gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico: "Sussiste – avevano scritto i giudici – il pericolo di reiterazione di reati della stessa specie avendo Mancini dimostrato disprezzo del prossimo e propensione allo scontro fisico anche per futili motivi". Ebbene, malgrado la sentenza di scarcerazione ai legali del presunto assassino dell'immigrato nigeriano era stato comunicato che prima di 22 giorni non sarebbe stato disponibile il braccialetto elettronico, di cui in Italia ci sono solo 2mila esemplari, tutti "impegnati". Il dispositivo tuttavia potrebbe arrivare già in mattinata e – finita la programmazione, che richiederà qualche ora – verrà applicato a Mancini, che già in serata – o al più tardi domani – verrà riaccompagnato nella sua casa della campagna fermana, che condivide con il fratello. Nei giorni scorsi i tecnici hanno effettuato i sopralluoghi nell'abitazione e verifiato la compatibilità del luogo con la possibilità di installare le tecnologie necessarie al funzionamento corretto del braccialetto.

Chi è Amedeo Mancini e cosa è accaduto a Fermo il 5 luglio scorso

Amedeo Mancini è accusato di omicidio preterintenzionale con l'aggravante razzista in relazione alla morte del richiedente asilo nigeriano Emmanuel Chidi Namdi, ucciso in seguito a un pugno sferrato nel primo pomeriggio del 5 luglio scorso. L'immigrato, insieme alla moglie Chinyere e a un amico, stava camminando lungo uno strada del centro di Fermo quando la donna è stata apostrofata con un insulto – "scimmia africana" – da Mancini. Emmanuel ha reagito a quella provocazione, ne è scaturita una colluttazione al termine della quale il fermano ha inseguito e sferrato un pugno al nigeriano. Non è ancora noto se sia stato il fendente – o la caduta conseguente – a uccidere Emmanuel: sarà il risultato dell'autopsia a stabilirlo nei prossimi giorni. Amedeo Mancini ha sempre sostenuto di aver agito per legittima difesa, ipotesi tuttavia sempre rifiutata dai giudici, secondo i quali il fermano "è soggetto dotato di spiccata capacità delinquenziale". Per questo “va confermato il grave quadro indiziario a suo carico avendo egli arrecato lesioni volontarie all’Emmanuel in conseguenza delle quali quest’ultimo è deceduto”. Nei giorni scorsi un altro elemento ha ulteriormente complicato la posizione di Mancini, che aveva sempre raccontato di essere stato colpito da un palo della segnaletica stradale impugnato dall'immigrato: ebbene, le analisi del Ris hanno rivelato che non ci sono tracce biologiche né impronte digitali di Emmanuel su quel paletto a dimostrazione che il nigeriano non l'avrebbe mai sferrato all'italiano.

151 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views