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Omicidio Bifolco, il carabiniere: “Non volevo sparare, sono inciampato”

Il carabiniere che ha sparato a Davide Bifolco, dopo un inseguimento a Napoli, si difende e spiega di non aver mai puntato la pistola contro il ragazzo: “Non ho mai puntato la pistola né contro quel giovane, né contro altri presenti. Sono inciampato”.
A cura di Francesco Raiola
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Un colpo partito accidentalmente, è questa la difesa del carabiniere che nella notte di giovedì ha ucciso il 16enne Davide Bifolco. Durante l'interrogatorio il carabiniere, che dovrà rispondere dell'accusa di omicidio colposo, ha dichiarato di essere inciampato mentre inseguiva quei tre ragazzi in moto, come riporta La Repubblica: "Sono inciampato. Perché avevo la pistola con il colpo in canna? Credevo fossero armati. Avevo nella destra la mia arma con il colpo in canna (all'altezza del cordolo dove Davide era caduto e stava rialzandosi, ndr), e con la sinistra cercavo di bloccare il soggetto con il giubbotto rosso che stava per scappare di nuovo (l'amico della vittima, salvatore Triunfo, ndr )".

Nella notte tra giovedì 6 e venerdì 7 settembre, infatti, tre ragazzi in motorino, senza casco e senza documenti non si fermano ad un posto di blocco al Rione Traiano, a Napoli, dando il via a un inseguimento che si chiude solo, stando alle testimonianze, con un tamponamento che fa cadere i ragazzi a terra. Uno di questi si rialza e fugge, mentre gli altri due restano a terra e uno di questi, Bifolco, appunto, viene sparato. La vicenda non è ancora del tutto chiara e le indagini sono in corso. I Carabinieri stavano cercando il latitante Arturo Equabile, che in base alle fonti delle Forze dell'Ordine era su uno scooter, un Honda Sh 300, lo stesso su cui viaggiavano i tre ragazzi, ed è questo il motivo che li ha portati a inseguire quello scooter che non si era fermato. La dinamica, come racconta il Carabinieri e riporta La Repubblica è questa:

"All'altezza del viale Traiano – spiega Marcello al pm vediamo quel ciclomotore con tre persone a bordo. Li inseguiamo, arriviamo fino al senso rotatorio di via Cinthia e quando loro svoltano, io riconosco seduto proprio in mezzo il soggetto: Equabile". Ed è a quel punto che il carabiniere scorgerebbe anche qualcosa di metallico. "Vedo una sorta di scintillìo, che proviene da qualcosa di metallico, il soggetto ce l'ha nella sinistra". Poi la corsa dura, "loro cercano di superare il cordolo dello spartitraffico, noi gli stiamo dietro, quando lo scooter perde velocità e si arena noi ormai non riusciamo a fermarci e finiamo per toccarli e farli cadere".

Ieri, però, uno dei ragazzi che era sul motorino ha rilasciato un'intervista in cui spiegava di essere lui la persona che se l'era data a gambe, perché spaventato: "Io nella paura me ne sono scappato, il latitante non c'è, sono io che sono scappato", ha detto. Nella serata di sabato, intanto, tensioni al Rione Traiano dove si è svolta una manifestazione per chiedere giustizia. Forze dell'ordine in tenuta antisommossa hanno dovuto fronteggiare lanci di oggetti, lanciando a propria volta qualche lacrimogeno per disperdere la folla – dalla quale un piccolo gruppo si era staccata prendendo di mira un'auto dei Carabinieri in borghese distrutta – che è arrivata a occupare l'uscita di Fuorigrotta della Tangenziale di Napoli.

Intanto il Carabiniere, che nel frattempo, da prassi, è stato affiancato da uno psicologo, ci tiene a precisare:"Non ho mai puntato la pistola né contro quel giovane, né contro altri presenti", ma i familiari di Bifolco non ci stanno e chiedono giustizia e la fine delle violenze nel Rione. Dopo le parole della madre del ragazzo che diceva di voler vedere il Carabiniere "marcire in carcere" la famiglia ha diramato un comunicato in cui è scritto: "Nostro figlio deve essere ancora seppellito, nessuno e dico nessuno deve sentirsi autorizzato a compiere atti di violenza anche verbale in suo nome. Chi vuole bene a Davide deve rispettarlo. Noi chiediamo soltanto giustizia. Chi usa la violenza in suo nome non sa quanto danno fa a lui e alla nostra famiglia".

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