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“Oltre sei imprese su dieci sono irregolari in Italia”

Sono 65.589 le imprese ispezionate nei primi tre mesi dell’anno dal ministero del Lavoro (assieme agli enti impegnati nell’attività di vigilanza e le forze dell’ordine): il 62% di queste sono risultate irregolari. L’edilizia è il settore più “in nero”.
A cura di Biagio Chiariello
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Nei primi tre mesi dell'anno il Ministero del Lavoro ha esaminato 65.589 imprese: il 62% di queste sono risultate irregolari, per quanto riguarda il trattamento dei dipendenti. E' quanto risulta dall' analisi Attività di ispezione contro il lavoro irregolare svoltasi ieri presso la sede del Dicastero guidato da Enrico Giovannini. “Uno sforzo straordinario nonostante la scarsità di risorse a disposizione”, ha affermato lo stesso Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali nel commentare il lavoro svolto in collaborazione con gli enti impegnati nell'attività di vigilanza e le forze dell'ordine. Il ministero annota anche un aumento del 7% delle ispezioni rispetto allo stesso periodo del 2012.

Diminuisce il lavoro nero – Dal 1° gennaio 2013 sono state eseguite 240mila ispezioni nei confronti delle imprese con l'obiettivo di portare alla luce eventuali forme di irregolarità nella gestione dei rapporti di lavoro. Tra i risultati di questo primo trimestre, si rileva una diminuzione del "sommerso" (-8% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente), con l’accertamento di 21.866 lavoratori totalmente in nero. Come si legge nel comunicato del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, è il settore dell’edilizia quello nel quale si concentra la percentuale più alta di imprese "irregolari" (il 55% delle ispezionate); segue l'agricoltura (50%) e il settore terziario e industriale (entrambi con il 46%).

 Le violazioni – Tra le varie tipologie di trasgressione, le forme di “decentramento produttivo” irregolare (appalto e somministrazione illecita) raggiungono i livelli più critici, con 4.900 violazioni (+96% degli illeciti rilevati rispetto allo stesso periodo del 2012). Segue l’utilizzo distorto di forme contrattuali (come le collaborazioni a progetto, partite IVA, associazioni in partecipazione), che interessano 5.227 lavoratori (+84%).

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