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Ocse taglia le stime di crescita del Pil italiano. A rischio la tenuta dei conti pubblici

Il rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico è impietoso per quanto riguarda l’Italia: il Paese cresce poco, meno delle aspettative. La revisione delle stime del Pil al ribasso impatterà sui conti pubblici e sul rapporto deficit/pil.
A cura di Charlotte Matteini
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pil fabbrica

Stime del Pil italiano riviste ancora al ribasso. Questa volta la brutta notizia non giunge dall'Istat, ma dall'Ocse, che nell'ultimo rapporto diffuso stamane ha comunicato con l'Economic Outlook di settembre che l'Italia dovrà rivedere nuovamente le stime di crescita. Nel 2016, secondo Ocse, il Pil crescerà solamente dello 0,8%, stesso dato per il 2017. Le stime, dunque, vengono riviste al ribasso di 0,2% per quanto riguarda quest'anno e dello 0,6% per l'anno prossimo.

In seguito alla pubblicazione dei dati Istat lo scorso 12 agosto, il governo italiano aveva già provveduto a ritoccare le previsioni di crescita per l'Italia che erano state formulate lo scorso aprile (+1,2% per il 2016 e +1,4% per il 2017), portandole all'1% per l'anno in corso e all'1,1% per il 2017. La comunicazione dell'Ocse di stamani, però, complica nuovamente il quadro economico italiano. Il ritocco all'ingiù, per la seconda volta nel giro di pochi mesi, potrebbe avere un impatto negativo sia sull'andamento dei consumi e del mercato del lavoro, ma quel che è certo è che l'impatto maggiore si avrà sui conti pubblici e sul rapporto deficit/pil, destinato a salire ulteriormente.

Nell'Unione europea "si potrebbe fare di più per utilizzare i costi di indebitamento eccezionalmente bassi. L’applicazione del Patto dovrebbe essere modificata per permettere un uso più favorevole della politica di bilancio", si legge nel rapporto diffuso da Ocse. Gli economisti dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico consigliano "di escludere le spese nette di investimenti dalle regole fiscali e più in generale di sviluppare un approccio coerente per usare discrezionalità nell’applicazione delle regole". Secondo il capo economista dell'Organizzazione Catherine Mann "gli investimenti pubblici migliori per la crescita sono quelli in infrastrutture sia `soft´ che `hard´ e nell’istruzione". Quest’ultima, in particolare, comporta anche grande benefici in termini di equità, sia sul breve che sul lungo termine. Positivi per la crescita, anche gli investimenti nella famiglia e nella cura dei bambini e nei servizi sanitari, così come i sussidi alla disoccupazione.

Secondo il rapporto Ocse, il Pil mondiale crescerà complessivamente del 2,9% nel 2016 e del 3,2% nel 2017 "ben al di sotto delle medie di lungo periodo intorno al 3,75%". Per quanto invece riguarda la sola zona Euro, la crescita prevista è pari all'1,5% per quest'anno e dell'1,4% per l'anno prossimo, stime che si rivelano inferiori rispetto a quelle comunicate lo scorso giugno. A pesare sulla crescita dei paesi europei è l'incertezza determinata dalla vittoria della Brexit al referendum tenutosi pochi mesi fa nel Regno Unito, che secondo gli economisti penalizzerà fortemente la crescita economica del Paese. L'Ocse nel suo odierno rapporto lancia inoltre un allarme e sottolinea che "la crescita debole tiene intrappolato il Mondo".

"La debole progressione degli scambi e le distorsioni del sistema finanziario offuscano le prospettive di crescita globale. L’economia mondiale dovrebbe crescere meno rapidamente rispetto al 2015, solo una leggera accelerazione è attesa nel 2017″, si legge nel rapporto. "Gli Stati sollecitano eccessivamente la politica monetaria. Devono attuare le politiche di bilancio e strutturali per ridurre il ricorso eccessivo alle banche centrali e garantire le opportunità e la prosperità alle future generazioni", ha dichiarato l'economista Catherine Mann.

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