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Ocse: In Italia troppe tutele per il posto fisso e troppi enti pubblici

Nel rapporto annuale sulla crescita economica e lo sviluppo l’organizzazione internazionale ritiene positive le misure varate dal Governo italiano ma chiede che siano adottate ulteriori provvedimenti in materia di mercato del lavoro, privatizzazioni e concorrenza.
A cura di Antonio Palma
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Nel rapporto annuale sulla crescita economica e lo sviluppo l'organizzazione internazionale ritiene positive le misure varate dal Governo italiano ma chiede che siano adottate ulteriori provvedimenti in materia di mercato del lavoro, privatizzazioni e concorrenza.

Il Governo italiano sta facendo molto per uscire dalla crisi economica, ma molto altro ancora deve essere fatto a partire da una riforma del lavoro indispensabile, per finire ai provvedimenti in materia di concorrenza e privatizzazioni. E' questo in sintesi il giudizio che l'Ocse dà al nostro Paese nel consueto rapporto annuale sulla crescita dei Paesi membri diffuso oggi.

Ancora troppe tutele per il lavoro standard – Secondo l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico i due principali ostacoli allo sviluppo del nostro Paese sono la proprietà pubblica, ancora troppo estesa e che influisce negativamente sulla concorrenza e sul mercato, e le troppe tutele per i lavoratori con contratti standard. Un chiaro messaggio al Governo italiano impegnato in questi giorni proprio con il pacchetto liberalizzazioni in parlamento e soprattutto con una intensa trattativa con le parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro che sta scatenando anche le reazioni dei partiti politici. L'Ocse avverte che l'Italia "non ha ancora intrapreso azioni significative" in merito, anche se ammette che il Governo sta "considerando una riforma del mercato del lavoro" insieme a quella più generale del welfare.

Maggiori privatizzazioni per servizi, tv ed energia – Dall'Ocse non nominano esplicitamente l'Art.18, ma si intuisce bene che l'oggetto del dibattito è proprio lo statuto dei lavoratori e le tutele per i contratti a tempo indeterminato. La parola d'ordine ritorna ad essere flessibilità ma anche maggiore concorrenza, ostacolata secondo gli studi dell'organizzazione internazionale dalla proprietà dello Stato in numerosi campi, "specialmente nei settori dei media televisivi, dei trasporti, dell'energia e dei servizi locali". Non manca un chiaro riferimento al referendum elettorale contro la privatizzazione dell'acqua che ha ostacolato i piani del Governo e si ribadisce la necessità della "riduzione delle società e dei servizi a controllo pubblico", anche se si ammette che l'Esecutivo ha dei piani per le privatizzazioni.

Superare gli ostacoli legislativi alla concorrenza – Un altro dei capitoli dolenti per l'Italia è appunto la concorrenza ancora troppo debole, inficiata da barriere legislative soprattutto nel campo delle professioni e dei servizi locali. E' necessario dunque dare il prima possibile il via alle riforme sule liberalizzazioni che possono rendere più veloce e sostenibile la ripresa economica anche attraverso un rilancio degli investimenti. In generale si ricorda che il pericolo non è ancora passato e che anche per quest'anno si attende una disoccupazione ancora alta e conti pubblici ancora non in ordine

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