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Obama ci dice quanti morti civili “collaterali”. Più o meno

Il Presidente Obama per la prima volta rende pubblici i dati dei morti “collaterali” degli attacchi con droni ma la cifra è piuttosto abbozzata. «64 o 116» ha detto la Casa Bianca e fa niente se la differenza è considerevole. Del resto già trattare dei numeri è un modo per sdoganare la morte di innocenti necessaria per esportare democrazia.
A cura di Giulio Cavalli
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Il dibattito era aperto da tempo e contiene, al di là delle considerazioni politiche, anche indispensabili elementi per una sincera valutazione etica: quanti sono i morti civili che gli USA hanno provocato con i propri droni nelle diverse guerre di difesa (o esportazione) della democrazia? Il numero, di per sé, forse è anche meno importante del valore simbolico che c'è nel sentire pronunciare dal Presidente Usa le scuse per una guerra che al di là della narrazione americana si porta con sé un carico di vittime innocenti. Eccolo, dunque, il Presidente, nei suoi ultimi sei mesi di mandato e proprio sotto la brama dei festeggiamenti del 4 luglio (Festa dell'indipendenza degli Stati Uniti) pronunciare le parole agognate: "dal 2009 al 2015 ci sono stati tra i 64 e i 116 morti" ha detto Obama.

Morti come "effetti collaterali", ovviamente: le "morti dei civili – ci spiegano – sono una tragica e qualche volta inevitabile conseguenza dell'uso della forza in situazioni di conflitti armati" e questa comunicazione sarà una consuetudine del Governo che si impegna ogni anno a redigere un report in nome della trasparenza. La trasparenza, appunto, il santo graal della comunicazione politica di questo tempo, la promessa perpetrata dappertutto come soluzione unica di tutti i problemi, il metro risolutivo con cui valutare qualsiasi azione politica. Tutti felici? No, per niente.

Innanzitutto il range: quando si parla di morti civili (come succede del resto anche qui da noi per i morti del Mediterraneo) ci risulta difficile ingoiare una differenza possibile di 52 possibile vittime che ballano. Tra 64 e 116 c'è una differenza del 100%, mica noccioline. Immaginate l'amministratore delegato di una grande azienda che durante l'assemblea dei soci dice più o meno «buongiorno a tutti! eccoci qui! sono lieto di comunicarvi che quest'anno abbiamo fatturato cinquemilioni di euro e forse anche dieci, più o meno una cosa così. E ora continuate a darmi fiducia!» La vedete la scena? E facciamo anche che il tutto si svolga durante la vigilia di Natale, così, per facilitare la partecipazione. L'amministratore delegato della Stato più potente del mondo ha agito ala stessa stregua. E addirittura c'è anche chi lo applaude.

Chi invece è apparso molto poco convinto è quel gruppo di associazione e ONG (The New American Foundation e Long War Journal, per citarne due) che hanno redatto bilanci ben diversi: secondo loro sarebbero almeno 250 i civili incappati in una morte che dovremmo sopportare. Tra l'altro anche sul numero dei terroristi uccisi sembra che si difficile arrivare ad una cifra certa: la Casa Bianca parla di un numero variabile tra 2.372 e i 2.581 ma non ci è dato sapere quali siano le metodologie (e le specifiche dei singoli attacchi) che hanno determinato questo risultato. Il Bureau of Investigative Journalism dice che secondo i loro studi i morti dall'insediamento di Obama alla Casa Bianca sarebbero almeno 358.

Più o meno, insomma. I morti trattati come spiccioli sono il modo migliore per rendere potabile l'idea che comunque, decina più o decina meno, siano necessari. E fin qui l'operazione sembra riuscita. E chissà cose ne pensano quelli del Nobel alla Pace.

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