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Nuove rivelazioni sulla morte di Giulio Regeni: è stato tradito dalla sua migliore amica?

Gli investigatori italiani, come riporta L’Espresso, stanno analizzando le telefonate sospette di Noura Wahby, egiziana e compagna di studi a Cambridge del ricercatore ucciso al Cairo nel 2016. Ma la ragazza non collabora e non vuole parlare con le autorità italiane.
A cura di Ida Artiaco
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Non c'è pace per Giulio Regeni, il 28enne italiano ucciso al Cairo, in Egitto, tra il gennaio e il febbraio del 2016. Dopo più di un anno di interrogativi privi di risposte e di indagini cadute nel buio, una nuova rivelazione potrebbe far avvicinare gli inquirenti alla soluzione del caso. A parlarne è il settimanale L'Espresso che, in una inchiesta pubblicata lo scorso 12 giugno, avanza l'ipotesi che Giulio possa essere stato tradito dalla sua migliore amica, riportando l'analisi elaborata dagli investigatori italiani. La donna in questione sarebbe Noura Wahby, egiziana e compagna di studi a Cambridge di Regeni, oltre che la prima a lanciare su Twitter l'allarme della sua scomparsa il 25 gennaio 2016. Ma oggi qualcosa nel suo comportamento desta perplessità.

In particolare, al vaglio degli inquirenti ci sarebbero delle telefonate sospette realizzate proprio Noura Wahby. Secondo la ricostruzione del settimanale, il 13 ottobre 2016, quando Regeni incontra Mohamed Abdallah, capo degli ambulanti da lui studiati che lo ha tradito e consegnato ai suoi aguzzini, la donna fa una chiamata. "La persona contattata – riferisce L'Espresso – chiama il quartier generale della National Security. Una coincidenza? Accade una quindicina di volte. In alcuni casi è l’uomo a cercare Noura e lei subito dopo a telefonare a Giulio". Si tratta evidentemente di un soggetto strettamente legato ai servizi segreti egiziani ed è persino in contatto con uno degli ufficiali che ha seguito il ricercatore italiano quel gennaio, come confermano le comparazioni incrociate dal Ros dei Carabinieri.

La procura di Roma ha chiesto più volte di poter interrogare Noura, che di recente è volata negli Usa, ma la ragazza non ha mai voluto parlare con le autorità italiane. Ha solo rilasciato alcune contraddittorie dichiarazioni all'Fbi, in cui avrebbe confermato di aver effettuato quelle chiamate, ma che si sarebbe trattato di una pura casualità. L'unica volta, continua L'Espresso, in cui la donna ha parlato alle autorità egiziane è stato nel febbraio del 2016, pochi giorni dopo il ritrovamento del corpo senza vita di Giulio. Presenti al colloquio erano anche alcuni investigatori italiani, che però in quell'occasione potevano solo assistere e non fare domande. "Giulio le ha confidato che un tassista l’ha additato come spia quando lui gli ha rivelato di essere uno studente. Questo, a suo avviso, è l’unico episodio che abbia destato timore", si legge sul settimanale.

Noura ha anche dichiarato che la scheda sim utilizzata da Regeni era intestata a lei e che è stata sempre lei ad aiutarlo a trovare l’appartamento da condividere con l’avvocato Mohamed El Sayed, colui che durante le vacanze di Natale aveva ricevuto la visita di un ufficiale dei servizi permettendogli di entrare nella stanza di Giulio. Sono, dunque, molte le cose che non tornano alla procura di Roma, ma dal Cairo per il momento non arriva nessuna risposta definitiva sui tanti quesiti sulla morte del giovane ricercatore italiano. "Non vogliamo una verità, ma la verità – ha detto il generale Giuseppe Governale, capo dei Ros -. La dobbiamo alla famiglia e a Giulio, una persone da cui tanti ragazzi dovrebbero prendere esempio per la straordinaria attitudine all’approfondimento e per la correttezza adamantina".

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