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Nuova bufera sull’Eni: due manager indagati per associazione a delinquere ed evasione

L’ex direttore generale Angelo Caridi e il direttore di Eni refining & marketing, Angelo Fanelli, nel mirino di un’inchiesta della Guardia di Finanza.
A cura di D. F.
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Nuova inchiesta su due importanti manager dell'Eni accusati di aver fatto "sparire" due milioni di euro truccando i documenti per evadere le tasse sul carburante che esce dalle raffinerie. La Guardia di Finanza ha disposto perquisizioni a Roma, Milano e Reggio Calabria per scoprire "a chi e a che cosa fosse ed attualmente sia destinato il denaro derivante dal mancato versamento dell’accise dovuta sui carburanti effettivamente commercializzati". Gli indagati, per associazione a delinquere finalizzata alla sottrazione al pagamento dell’accisa, sono al momento tre: si tratta dell'ex direttore generale Angelo Caridi, del direttore di Eni refining & marketing, Angelo Fanelli e di Roberto Turriziani, titolare della Turriziani Petroli di Frosinone: è da quest'ultimo che è partita l'inchiesta, anche se gli accertamenti delle Fiamme Gialle si sono concentrati soprattutto su Caridi: l'uomo conserva una collaborazione con Eni e "riceve emolumenti per 193mila euro".

All'esame della Guardia di Finanza centinaia di migliaia di file, ma anche documenti cartacei contabili e bancari. Il materiale è stato sequestrato a San Donato Milanese, presso la sede di Eni Servizi Spa: è qui che Caridi ha i suoi uffici. I militari tuttavia hanno rovistato anche in altri due appartamenti romani e in tre di Reggio Calabria, arrivando a perquisire anche l'abitazione della moglie del manager ad Anzio. Secondo gli inquirenti finora l'evasione fiscale ammonterebbe a 2 milioni di euro, anche se il sospetto è che si tratti solo della punta dell'iceberg. Si parla di decine di milioni di euro, ma non si comprende dove siano finiti, ed è anche su questo che gli investigatori dovranno fare chiarezza. Intanto il decreto di perquisizione parla chiaro: "In Eni – vi si legge – nessuno ha mai assunto iniziative per ovviare anche solo tardivamente agli omessi versamenti dell’accisa. E ciò anche dopo che la stessa società è stata interessata dai provvedimenti di ispezione e e acquisizione di documenti da parte della Procura di Frosinone". Dall'Eni è arrivata prontamente una replica: "Si tratta di attività giudiziarie eseguite in data odierna (ieri, ndr) nell’ambito di un indagine pendente da circa due anni presso la Procura di Roma, che riguarda potenziali variazioni di misura nel trasporto del Gpl. Sebbene si tratti di attività industriale di non particolare rilevanza, della ex direzione generale refining & marketing, Eni presta la massima attenzione al tema ed assicura una piena collaborazione alle autorità".

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