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Nozze gay, Tar accoglie ricorso coppia: matrimonio omosessuale trascritto

Il Tribunale amministrativo regionale del Friuli Venezia Giulia ha accolto il ricorso di Adele Palmeri e Ingrid Owens che hanno ottenuto la trascrizione della loro unione grazie al sindaco di Udine, Furio Honsell, “dichiarando illegittimo l’operato del Prefetto – rende noto l’Arcigay Friuli – che aveva cancellato l’atto su ordine del ministro”.
A cura di Biagio Chiariello
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Il Tar del Friuli Venezia Giulia ha accolto il ricorso di una coppia gay, Adele Palmeri e Ingrid Owens, moglie e moglie, che hanno ottenuto la trascrizione “grazie al coraggio” del Sindaco di Udine Furio Honsell, “dichiarando illegittimo l'operato del prefetto che aveva cancellato l'atto su ordine del ministro”. Lo rende noto l'Arcigay Friuli. Cancellata dal commissario prefettizio, la registrazione del matrimonio omosessuale era stata oggetto dell’esposto presentato da Rete Lenford in Procura secondo la quale (tesi confermata anche dal Tar del Lazio) la legge non ammette un atteggiamento così autoritario da parte della prefettura.

La coppia si è conosciuta in Sudafrica nel 2003, sei anni dopo, a Città del capo, è convolata a nozze. L’udinese Adele Palmeri, 45 anni, laureata in Lingue all’ateneo friulano, e la sudafricana Ingrid Owens, hanno adottato due bambini e hanno vissuto sempre a Bruxelles, visto che in Italia la loro famiglia non è riconosciuta. Adele per 30 anni ha vissuto a Udine, dove ha condotto quella che in un’intervista al Messaggero Veneto definisce “una vita notturna”. In quegli anni frequentava il circolo Arci di nascosto e nascondeva alla famiglia il suo essere lesbica. “Era una situazione criptica” riconosce.

Poi la decisione di viaggiare. Va in Sudafrica e conosce Ingrid. Tra le due è subito feeling. Sei anni dopo si sposano, formano quella famiglia che in Italia resta ancora un miraggio. “Quando sono partita – ricorda Adele – mai avrei immaginato di fare una cosa del genere. Ma una volta arrivata in Sudafrica ho capito subito che nel Paese uscito dall’apartheid la discriminazione sessuale non esisteva”. Poi la coppia si sposta in Belgio dove alleva i due figli come due normalissimi genitori. “Ho sentito i compagni di classe di mia figlia definirla fortunata perché ha due mamme. Ci siamo poste anche la questione dell’assenza della figura paterna – ammette -, siamo certe che la troveranno altrove. D’altra parte anch’io, con un padre non presente nella mia vita, l’ho trovata al di fuori del nucleo familiare”. Quindi un pensiero alla sua Udine e all'Italia. "Mi piacerebbe tornare", ripete la 45enne, auspicando che la legge sul matrimonio venga estesa alle coppie gay.

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