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Non trova marijuana da fumare, 20enne torce i testicoli del figlio di 7 mesi e lo uccide

Kane Kennedy, inglese, 20 anni, aveva l’abitudine di torturare il figlio quando era di cattivo umore. In alcune occasioni avrebbe strinto i testicoli del piccolino, per poi zittirlo mettendogli due dita in gola. Ma in una di queste circostanze, Oskar non si sarebbe più risvegliato.
A cura di B. C.
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Ha ucciso il figlioletto di soli 7 mesi infliggendogli quelle che il giudice ha definito “ferite assolutamente oscene”. Tra una settimana verrà pronunciata dalla corte di Preston, in Regno Unito, la sentenza di condanna nei confronti di Kane Kennedy, 20 anni, padre ed assassino del piccolo Oskar Jobey Kennedy. Durante il processo è stato dimostrato che il ragazzo-padre ha inflitto al piccolo delle vere e proprie torture. I medici, infatti, hanno trovato traumi contusivi alla gola ed ai testicoli del neonato. Ciò che più è scioccante, stando sempre alle ricostruzioni dell’accusa, è la motivazione che avrebbe spinto il 20enne a torturare il piccolino.

“L’imputato era spesso di cattivo umore quando non riusciva ad entrare in possesso di cannabis per fumare” è stato riferito durante il processo. Ciò lo mandava su tutte le furie e innescava reazioni inquietanti: Kane aveva la terrificante abitudine di spremere e torcere i testicoli di Oskar per farlo soffrire, poi, quando questo piangeva dal dolore, lo zittiva mettendogli due dita in gola. Il giorno del decesso del bimbo, il 30 settembre dello scorso anno, questo gesto di folle violenza lo ha fatto smettere di respirare per sempre. Kennedy si poi è recato d’urgenza all’ospedale ma i medici ne hanno potuto constatare il decesso della giovanissima vittima.

Il ragazzo ha sempre negato le accuse, tentato di dare la colpa alla madre di Oskar, Tia Jobey. Ma quest’ultimo, sebbene fosse colpevole di non aver mai agito per cercare almeno di inibire gli scioccanti comportamenti dell’uomo, non ha recitato attivamente alcun ruolo nella morte del figlio. La ragazza è stata comunque condannata a trenta mesi, col giudice che si è riservato un’altra settimana di tempo per emettere la condanna ai danni del padre killer.

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