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“Non ti devi lavare, sei troppo attraente”, marito geloso condannato

Imprenditore condannato a due anni dal Tribunale di Sulmona per maltrattamenti e sequestro di persona.
A cura di Antonio Palma
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Considerava la moglie come fosse un vero e proprio bene di sua proprietà con atti quotidiani di sopraffazione e violenza che impedivano alla consorte di esistere come persona e come donna. Con questa motivazione il Tribunale di Sulmona ha condannato a due anni di reclusione un imprenditore locale per i reati di maltrattamenti in famiglia, lesioni gravi e sequestro di persona, assolvendolo invece dall'imputazione di violenza sessuale. Secondo la ricostruzione dell'accusa, l'uomo avrebbe proibito alla moglie anche di lavarsi la mattina per recarsi al lavoro, perché secondo il suo ragionamento se si fosse lavata sarebbe diventata più attraente per gli altri uomini. Con il cattivo odore invece sarebbe risultata meno attraente ai giovani della caserma nella quale lavorava come addetta alle pulizie. Le violenze sarebbero andate avanti per lungo tempo, almeno quattro anni, dal 2005 al 2009, fino a quando la donna ha deciso di dare un taglio definitivo a quella vita e di denunciare tutto.

L'episodio chiave infatti è avvenuto nel maggio del 2009 quando per quasi due giorni la donna è stata rinchiusa dentro casa dal marito, senza cellulare perché non chiedesse aiuto, e picchiata a sangue. Un sequestro e un pestaggio durato per oltre 48 ore e interrotto solo dall’arrivo della sorella della donna. Quest'ultima infatti, in assenza del marito, è riuscita a rompere una finestra e far scappare la donna e le sue due bambine portandole all'ospedale di Chieti dove poi la signora ha sporto denuncia contro l'uomo.

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