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“Non siamo gay, ci sposiamo per convenienza”: la prima unione civile tra due amici

La scelta di una coppia di amici residente a Schio sta facendo discutere. La senatrice Cirinnà sostiene non siano una novità i matrimoni per convenienza, molto più scettico Aurelio Mancuso, che li definisce “furbacchioni”.
A cura di Charlotte Matteini
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Gianni Bertoncini e Piero Principe, i due amici che vogliono unirsi civilmente a Schio. Foto del Giornale di Vicenza
Gianni Bertoncini e Piero Principe, i due amici che vogliono unirsi civilmente a Schio. Foto da Il Giornale di Vicenza

Ci sposiamo, ma non siamo gay. Le dichiarazioni di Gianni, vicentino di 56 anni, e Piero, romano di 70 anni, stanno facendo molto discutere. Solo amici, conviventi da molti anni, precisano di non essere gay, ma allo stesso tempo hanno deciso di celebrare la loro unione civile, prevista per sabato prossimo a Schio. Per convenienza, hanno spiegato a chi cercava di capire i motivi di questa scelta. "Non siamo una coppia, ci prendiamo cura l'uno dell'altro, siamo come fratelli" hanno spiegato in un'intervista al Giornale di Vicenza. L'unione civile ha un suo perché, nonostante l'inesistenza del rapporto, proseguono: consentirà di accedere a diritti che, senza l'unione civile, sarebbero loro negati. "Ci sono situazioni in cui non avere un legame riconosciuto crea difficoltà, come le degenze in ospedale, ma anche per piccole cose, il pagamento delle bollette, del canone Rai: prima che venisse messo in bolletta lo addebitavano a entrambi". Le dichiarazioni, che nel giro di poche ore sono divenute di pubblico dominio, hanno scatenato un'accesa discussione.

Monica Cirinnà, la senatrice prima firmataria della legge sulle unioni civili, non si scandalizza e in merito alla questione ha commentato: "Anche una donna si può sposare con un uomo che non ama, per convenienza. I matrimoni di comodo si sono sempre fatti. Se stavolta a unirsi sono due uomini che non sono uniti affettivamente ma lo fanno per convenienza, penso che comunque la legge consenta la libertà ai cittadini di farlo". Decisamente più scettico il leader della comunità omosessuale italiana, Aurelio Mancuso, che sostiene siano "due furbacchioni". "Che due persone eterosessuali dello stesso sesso vogliano fare una unione civile e accedere così anche alla reversibilità delle pensioni, all'eredità e così via, lo trovo legittimo e legale ma dal punto di vista morale è una truffa. Non è che si possa utilizzare la norma come si vuole. Liberi di farlo, ma dal punto di vista morale credo siano dei furbacchioni che usano le norme a loro uso e consumo. Io, che ho fatto una lunga battaglia per il riconoscimento delle coppie omosessuali, non dirò mai loro: bravi, bravi. Forse non si rendono conto che la legge sulle unioni civili prevede diritti ma anche doveri. E attenzione a non svilire un istituto come qualcosa che passa come privilegio, la legge non è un eldorado per chi vuol fare il furbo", ha dichiarato Mancuso.

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