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Non la portano in ospedale: detenuta costretta a partorire sul pavimento del carcere

Jessica Preston ha dato alla luce il figlio Elijah in una cella del carcere di Detroit, nel Michigan. Secondo le guardie carcerarie non era vero che aveva le doglie.
A cura di S. P.
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Una donna di ventisette anni, Jessica Preston, è stata costretta a dare alla luce suo figlio in una cella del carcere di Detroit, nel Michigan. Questo perché, secondo quanto la donna ha raccontato ai media americani, le guardie carcerarie non credevano potesse essere in travaglio. Il bambino, Elijah, è nato con circa un mese di anticipo, qualche giorno dopo che la madre era stata arrestata per un reato alla guida. Jessica, finita in manette all’ottavo mese di gravidanza, avrebbe potuto pagare una cauzione per uscire dal carcere ma la sua famiglia non aveva quei soldi e così in attesa del processo stava scontando la sua pena dietro le sbarre. E lì è stata appunto costretta a partorire. La donna ha iniziato ad avere le contrazioni nell’ultimo giorno previsto di reclusione in carcere e quando ha avvisato le guardie che stava per dare alla luce il suo bambino queste le avrebbero negato il trasferimento in ospedale. Secondo loro, la detenuta stava solo fingendo di avere le doglie ed era troppo presto per partorire. E così, come mostrato anche dalle immagini delle telecamere di sicurezza del carcere, la ventisettenne ha partorito circondata solo da qualche guardia carceraria in una cella sporca del penitenziario.

Dopo il parto la detenuta è stata portata in ospedale – Solo dopo il parto la donna è stata portata in ospedale insieme al figlio per le visite e i controlli del caso ma dopo è stata trasferita di nuovo in carcere per un’altra settimana per l’accusa di possesso di droga. La vicenda risale al marzo dello scorso anno e adesso Preston sta valutando di denunciare il carcere di Detroit per il trattamento riservato a lei e al suo bambino. Il piccolo Elijah, nonostante sia nato prima del previsto, oggi è un bambino sano e felice ma sua madre è convinta che la negligenza del carcere avrebbe potuto persino uccidere lei e suo figlio.

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