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“Non fu denunciata ma scoperta per caso”: gli studiosi riaprono il dossier su Anna Frank

Non ci fu alcun tradimento: Anna Frank e la sua famiglia venero scoperti per puro caso, nel corso di un’indagine razionamento illegale del cibo. Con questa ipotesi, gli studiosi olandesi riaprono dopo anni la triste vicenda raccontata dal “Diario”.
A cura di Federica D'Alfonso
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Anna Frank
Anna Frank

Le vicende legate ad Anna Frank sono famose in tutto il mondo, grazie soprattutto alla testimonianza lasciata dal suo “Diario”. La quotidianità clandestina, l’intimità familiare, le riflessioni sulla guerra e sulla terribile esperienza del nazismo: il racconto della piccola Anna è ancora oggi uno dei documenti storici più importanti del Novecento. Ma non tutto, circa la vicenda della famiglia Frank, è chiaro: chi fu a denunciare i clandestini nascosti nella casa di Prinsengracht 263 di Amsterdam? Negli anni, numerose ipotesi si sono susseguite, imputando via via a diversi personaggi la responsabilità della scoperta e del conseguente arresto della piccola Anna e della sua famiglia. E ancora oggi, le indagini a riguardo non si fermano: secondo un recente studio pubblicato dal museo di Amsterdam, la famiglia sarebbe stata scoperta “per caso”.

Il racconto di Anna: i sospetti

Nel 1940 l’Olanda viene occupata dalle truppe tedesche, e le leggi antisemite colpiscono duramente anche la famiglia Frank: Anna e sua sorella Margot sono costrette a frequentare una scuola ebraica, e il padre Otto deve rinunciare per sempre alla sua azienda. Vani sono i tentativi di fuggire negli Stati Uniti: così, i Frank decidono di nascondersi. La storia raccontata dalla piccola Anna è purtroppo storia di migliaia di persone, che negli anni Quaranta si vedono privati della libertà, della normalità e perfino della vita, in nome della “razza”.

Nel Diario compaiono molti nomi di personaggi che, per un motivo o per l’altro, gravitano intorno alla clandestinità dei Frank: è fra questi nomi che la storiografia ha cercato, per molti anni, il presunto delatore. Di cui ancora oggi non si conosce l’identità. La stessa Anna nel Diario descrive uno di questi, Willem Van Maaren, come "una persona notoriamente poco affidabile, molto curiosa e poco facile da prendere per il naso". I sospetti della storiografia si concentrano dapprima su di lui, e in seguito su Lena Hartog-van-Bladeren, che aveva lavorato per diverso tempo come donna delle pulizie e collaboratrice domestica presso gli uffici di Prinsengracht. Secondo alcuni rapporti della polizia infatti, la denuncia sarebbe arrivata tramite una telefonata di una donna: ma anche questo particolare non ha prodotto risultati nella ricerca del colpevole.

I Frank, scoperti "per caso"?

Ma secondo gli esperti olandesi non fu una denuncia a tradire il segreto di quella casa, bensì una fortuita casualità: se confermata, la teoria dell’ "accidentalità" dell'arresto di Anna Frank getterebbe una luce ancora più triste sulla già orribile vicenda che l'ha, purtroppo, resa famosa in tutto il mondo.

Ribaltando le ipotesi di molti storici, questa nuova ricerca individua una circostanza del tutto diversa su quel fatidico 4 agosto 1944. Secondo le ricostruzioni, avvalorate peraltro da alcuni passi dello stesso “Diario”, la scoperta del nascondiglio sarebbe avvenuta nell’ambito di un’indagine sugli impieghi illegali e sulle tessere per il razionamento del cibo: alcuni uomini che lavoravano nell’edificio, in cui aveva sede la ditta di famiglia e dove i Frank si erano nascosti, erano stati coinvolti in una falsificazione di buoni pasto e all’inizio dell’anno erano stati arrestati. È proprio durante le indagini sulla presunta truffa, che una squadra investigativa dell’Aja si imbatte nei clandestini: fatto che all’epoca, spiega la ricerca, accadeva molto di frequente.

Un nuovo scenario

Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l'avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l'ordine, la pace e la serenità.

A soli quattordici anni Anna concepisce parole di speranza anche nel più buio dei momenti. E il suo “Diario”, salvato dall’oblio proprio in quella casa all’indomani della sua deportazione, è una testimonianza fondamentale dell’orrore a cui l’uomo, in pochi anni, è riuscito ad arrivare.

Una fotografia di Anna con sua sorella, Margot
Una fotografia di Anna con sua sorella, Margot

Anna, suo padre, la madre e le due sorelle, insieme a tre membri della famiglia Val Pels e al dentista Fritz Pfeffer furono arrestati e deportati ad Auschwitz: di questi, solo Otto Frank sopravvisse. La piccola Anna muore nel campo di concentramento di Bergen Belsen un anno dopo. L’identità del misterioso delatore è sempre rimasta incerta, nonostante le numerose inchieste condotte a riguardo. Oggi, con l’ipotesi avanzata dal museo di Amsterdam la questione si riapre e, anche se l’ipotesi di una denuncia non è stata ancora del tutto esclusa, si apre un nuovo scenario per l’interpretazione storica della vicenda di Anna Frank.

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