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Movimento dei Forconi

Non esistono eroi coi forconi

La mobilitazione del Movimento dei Forconi fra vecchi slogan e nuove rivendicazioni: la polemica contro la casta, la rabbia contro il sistema e la “dolce tentazione” dell’antipolitica.
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Non c'è dubbio che la protesta che sta (in parte) agitando la Sicilia meriti analisi più approfondite e una maggiore considerazione da parte dei mezzi di informazione. In effetti, malgrado non sia sempre facile districarsi tra "i numeri e le cifre del dissenso", tra informazione e controinformazione, il Movimento dei Forconi, che nella giornata di ieri ha dato vita ad una serie di manifestazioni e di blocchi parziali del traffico in alcune zone dell'isola, sembra cominciare ad acquisire una certa rilevanza e assumere contorni più definiti. La "paternità" dell'iniziativa è attribuita a Mariano Ferro, personaggio in passato vicino all'attuale Governatore Raffaele Lombardo, che fin dall'inizio l'ha presentata come una protesta più o meno spontanea contro "lo Stato che ci vuole distruggere e la Regione che ci ha dimenticato". A mobilitarsi agricoltori, pastori, ma anche operai ed autotrasportatori, gente che si definisce "nè di destra nè di sinistra, ma le vittime del sistema che non vogliono morire di depressione nè suicidarsi". Vale la pena però, cominciare a scendere nel dettaglio, considerando prima di tutto le "parole – chiave" cui si richiama la propaganda forconiana. Il tutto a partire dalle frasi e dalle dichiarazioni "affidate" ai social network e al web, senza alcun intento di denigrare o sminuire la portata di una protesta sulla quale ognuno di voi avrà modo di farsi un'idea.

Sicilia e Meridione – Fin dall'inizio il movimento si presenta come "difensore" di istanze meridionaliste e ovviamente siciliane. La constatazione dello "stato in cui versa la nostra terra" si fonde subito con "vecchie rivendicazioni" e rimpianti di natura per così dire "storica", fino a ricalcare le orme della polemica "neo – borbonica" e sudista contro lo Stato "accentratore e dispotico che ha martoriato una terra ricca di risorse naturali". Il tutto con espliciti richiami ai tempi che furono quando "il Regno delle due Sicilie fu depredato delle ricchezze dagli invasori piemontesi e da paese ricco con le sue flotte mercantili ed industrie tessili si ritrovò paese povero e presto emigrante" (per continuare con le citazioni "di parte"). Una propaganda che da sempre fa proseliti in particolare in una certa area politica, che in Sicilia vanta una fiera tradizione "indipendentista", dalla quale in fin dei conti proviene anche il Governatore regionale Raffaele Lombardo.

Stato e banche – La polemica antistatalista è la benzina della macchina forconiana. Il punto di partenza e al tempo stesso di arrivo delle rivendicazioni e della rabbia delle tante persone che più o meno convintamente hanno aderito a questo insieme di comitati e nuclei spontanei che forse con troppa fretta abbiamo chiamato movimento. Una polemica che parte da motivazioni di carattere "particolare" (gli abusi e la lentezza della burocrazia, il disinteresse e l'incompetenza della classe politica, la vessazione in materia fiscale e via discorrendo), per arrivare a prospettive di carattere "generale" in una invettiva che investe complessivamente il sistema bancario – monetario e la struttura per così dire istituzionale dello Stato (temi affrontati più o meno nella stessa ottica da altri movimenti ben connotati politicamente). Allo stesso modo immediato e diretto il giudizio nei confronti dell'esecutivo in carica, composto da "massoni e usurai con la veste di tecnici che rovineranno il nostro Paese", ma più in generale di una classe politica "corrotta e serva dei poteri forti".

Una rivoluzione culturale e siciliana – Decontestualizzare la protesta dalla realtà siciliana appare estremamente prematuro, quando non improprio. Se la crisi economica e le difficoltà del Governo regionale hanno acuito le tensioni e certamente esasperato gli animi, la base per così dire ideologica della mobilitazione ha radici già note e muove da presupposti culturali ben precisi. Come ricorda Angelo Clemente in una recentissima intervista, in primo luogo dalla "necessità di un movimento politico, economico, sociale e culturale per difendere gli interessi reali dell’Isola, […] che riunisca tutti i protagonisti dei movimenti che si battono per il rilancio dell’autonomia siciliana".

Lotta e occupazione – Le forme della protesta ovviamente non sono nuove e per certi versi somigliano a quelle messe in atto dai "nemici" padani e settentrionali (ad esempio nella spinosa questione delle quote latte), seppure in circostanze estremamente diverse. Blocchi stradali, manifestazioni rumorose, richieste di incontri ai "massimi livelli" e soprattutto rifiuto di ogni strumentalizzazione politica o presunta tale. E' Morsello dalla pagina ufficiale a chiarire la posizione (noterete che il tono è simile a quello utilizzato anche da altri movimenti sorti recentemente):

Il Movimento dei Forconi è un Movimento di agricoltori, imprenditori agricoli, commercianti, artigiani, è un Movimento Apartitico che fa gli interessi esclusivamente delle categorie interessate e che non ha appartenenze a nessun colore politico. Il Movimento dei Forconi è molto attento a quei Movimenti che sostengono in modo disinteressato quelle che sono le problematiche che il Movimento porta avanti nell'interesse della Collettività, sia di destra che di sinistra: LOTTIAMO PER I BISOGNI DEL POPOLO

Insomma, nessun colore politico e nessuna strumentalizzazione, ma solo attenzione a quei movimenti eccetera eccetera: tanto che non desta nessuna perplessità la presenza e la partecipazione ai cortei di esponenti di Forza Nuova, nè l'appoggio sostanziale (fatti i debiti distinguo di circostanza) di imprenditori "stranieri" come Maurizio Zamparini.

Complotti e censure – Si tratta di un altro cavallo di battaglia che fin dalla nascita contraddistingue le "uscite" dei leader del movimento. I "forconi" sono ignorati dai media ufficiali, nei loro confronti è in atto sempre e comunque una sorta di "censura mediatica", messa in pratica dai "centri di potere per ridurre al silenzio il popolo siciliano"; le rivendicazioni sono taciute e la proposta politica sempre messa in secondo piano da un'informazione "asservita al potere". Ma la censura riveste il carattere di un vero e proprio complotto, e il Movimento denuncia "il fatto che tutta la stampa nazionale non ne parla. E perche? Perche siamo del MERIDIONE e stiamo portando avanti questa RESISTENZA MERIDIONALE contro sti nordisti che a modo loro cercano di schiacciarci". Chiaramente il clima da "repressione del dissenso" cementa le coscienze e appiattisce il messaggio, tanto che anche i (fino ad un certo momento pochi, va riconosciuto) mezzi di informazione che ne parlano vengono bersagliati di critiche e accusati di omettere volontariamente alcune notizie.

In definitiva ci preme concludere in maniera il più possibile obiettiva, con alcune considerazioni che vadano al di là di ogni pregiudizio culturale e politico. La legittimità di una protesta pacifica e determinata al tempo stesso non può essere mai messa in discussione. Chiunque ritenga giusto manifestare ed esprimere il proprio dissenso ha il dovere (più che il semplice diritto) di farlo nella maniera più completa ed efficace possibile, così come crediamo che meritino risposte immediate e concrete le aspirazioni ad un coinvolgimento diretto nei meccanismi decisionali e le richieste di efficienza e trasparenza nella macchina politico – burocratico – amministrativa. Allo stesso tempo però ci sia consentito notare come la connotazione radicale e demagogica al tempo stesso, populistica e quasi mistica in alcuni momenti ("L'inziativa intrapresa dal Movimento dei Forconi è sacra, legittima e per il bene comune") sia un limite enorme per l'intero progetto. L'idea stessa che un nugolo di "eroi" armati (sia pure metaforicamente) di forconi sia unico depositario della "sacra missione di ridare dignità alla Sicilia" è in qualche modo poco rispettosa nei confronti dei tanti siciliani che giorno dopo giorno si adoperano per cambiare lo stato di cose attuale. A partire dall'esercizio degli strumenti a disposizione di ogni cittadino, del voto e della diffusione delle informazioni, del controllo e del senso civico, ma soprattutto a partire dalla capacità di andare oltre vecchi stereotipi e sorpassate visioni "della vita e della storia", dalla riluttanza a farsi manipolare e strumentalizzare dagli aspiranti stregoni del momento.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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