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Non è un buon momento per i banchieri italiani

Non è un buon momento per i banchieri italaini: da una parte aumentano le condanne e le richieste di risarcimento agli ex vertici di istituti di credito, dall’altra anche i top banker degli istituti più virtuosi sembrano incontrare qualche difficoltà a portare avanti i loro progetti…
A cura di Luca Spoldi
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Non è un periodo particolarmente fortunato per banchieri ed ex banchieri italiani. Ne sa qualcosa Giovanni Berneschi, ex presidente di Banca Carige, condannato a otto anni e due mesi di reclusione al termine del processo per la maxi truffa orchestra ai danni del ramo assicurativo del gruppo che aveva già portato all’arresto dell’ex numero uno dell’istituto di credito e di altre sei persone.

Secondo l’accusa, che aveva chiesto per Berneschi sei anni di reclusione, la truffa sarebbe consistito nel far acquistare a prezzi gonfiati da Carige Vita Nuova  immobili e quote di società di imprenditori compiacenti. In questo modo Berneschi e gli altri indagati (tra cui Ferdinando Menconi, ex amministratore delegato di Carige Vita Assicurazioni), a cui la Procura ha contestato il reato di associazione a delinquere finalizzato alla truffa e il riciclaggio, si sarebbero spartiti quasi 23 milioni di euro poi reinvestiti all’estero (13 solo per acquistare l’albergo Holiday Inn di Lugano).

Per Bernaschi e gli ex top manager dell’istituto ligure non è comunque finita qui, visto che il Cda di Banca Carige, che nei prossimi giorni dovrebbe prendere una decisione in merito a come procedere per la cessione dei crediti deteriorati (le opzioni sarebbero una maxi-cartolarizzazione da 2 miliardi, in due tranche, o la creazione di una “bad bank” tramite cui deconsolidare 3-3,5 miliardi), ha già deciso di procedere ad azioni di responsabilità sia nei confronti di Berneschi, sia contro Cesare Castelbarco Albani (che nel 2013 succedette a Bernaschi alla presidenza di Carige) e contro l’ex amministratore delegato Pier Luigi Montani.

Altre azioni di responsabilità sono già state varate da Banca popolare di Vicenza contro gli ex vertici a partire dall’ex presidente Gianni Zonin (che come da copione finora ha puntualmente respinto le accuse) e dalla Fondazione Mps contro  gli ex vertici di Mps, con l’ex direttore generale Antonio Vigni condannato in primo grado a risarcire un danno patrimoniale di 245 milioni di euro alla banca toscana. Vigni, assieme all’ex presidente Giuseppe Mussari, è stato condannato per la vicenda relativa al derivato Alexandria nell’ambito di un processo che ha visto anche Nomura e Deutsche Bank coinvolte (entrambe le società hanno poi raggiunto una transazione extragiudiziale con Mps uscendo di scena).

Se fin qui si resta nella “mala gestio” bancaria, non è che le cose siano molto migliori anche per i banchieri più virtuosi. Il presidente emerito di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, è rimasto coinvolto in un’inchiesta su Ubi Banca portata avanti dalla Procura di Bergamo a causa dell’intercettazione di una sua telefonata con l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Giuseppe Guzzetti, presidente di Fondazione Cariplo che col 4,83% è il secondo socio di Intesa Sanpaolo dopo Compagnia di San Paolo (che della banca possiede il 9,34%) ma è anche il maggior azionista, col 37,65% di capitale, di Quaestio Sgr cui fa capo il fondo Atlante, ha a sua volta qualche pensiero per cercare di difendere l’operato di Alessandro Penati.

Guzzetti ha pubblicamente annunciato che le Fondazioni presenti in Quaestio Sgr non avrebbero svalutato le proprie partecipazioni, mentre tutte le banche lo hanno fatto e pesantemente. Qualcuno poi, anche in Bce, avrebbe storto il naso per come è stata condotta la “fusione a freddo” tra Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca (entrambe controllate dal fondo Atlante), con la nomina del nuovo amministratore delegato, Fabrizio Viola (appena uscito da Mps) prima della fusione vera e propria, operazione la cui riuscita non potrà valutarsi, secondo molti analisti, prima di  4-5 anni.

Ultimo ma non meno importante caso di banchiere in ambasce, è niente meno che il numero uno di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina. Impegnato nel tentativo di sfilare alla storica rivale Mediobanca il ruolo di “banca  di sistema” o “salotto buono” della finanza italiana che dir si voglia, il banchiere sta cercando da settimane di dare l’assalto a Generali, ma Trieste, consigliata da Mediobanca stessa (che ne è l’azionista principale col 13,46%), ha rilevato il 3,4% del capitale di Intesa Sanpaolo (ma tenuto conto di un prestito titoli ancora in essere e pari all’1,084% i diritti di voto in mano a Generali sono al momento pari al 4,49% del capitale), bloccando sul nascere il possibile lancio “a sorpresa” di un’Offerta pubblica di acquisto e scambio.

A Messina non è rimasto che iniziare un road show presso i maggiori investitori istituzionali mondiali, che detengono la maggioranza del capitale di Generali, per convincerli della bontà del suo disegno, ma le perplessità sarebbero molte specie da parte dei gestori americani, visto che il modello della bancassurance che prova a sposare l’attività creditizia con quella assicurativa non ha mai funzionato finora.

Si era inoltre detto che Messina avrebbe potuto puntare solo alle attività di wealth management del gruppo assicurativo ed eventualmente alla sua rete distributiva (Banca Generali), cedendo le attività assicurative a partire da quelle estere ad Allianz e a altri investitori. Ma Allianz qualche giorno fa ha avviato un buy-back azionario da 3 miliardi di euro che di fatto preclude la possibilità di acquisizioni rilevanti nei prossimi mesi. Così la strada di Messina sembra sempre più in salita: decisamente non è un momento felice per molti banchieri italiani.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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