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Non è reato vivere in strada: Cassazione assolve un clochard palermitano

Non può essere condannato chi vive per strada, anche se vige un’ordinanza del sindaco in tale senso. Così la Corte di Cassazione ha assolto un uomo, condannato a pagare mille euro a Palermo.
A cura di Susanna Picone
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Chi vive per strada, “su di un marciapiede con i cani in una baracca precaria di cartoni e pedane in legno”, non compie un reato e non può essere condannato. Anche se vige un’ordinanza del sindaco in tal senso. È quanto ha deciso la Corte di Cassazione che con questa sentenza ha assolto un uomo che era stato condannato a pagare mille euro a Palermo. La vicenda del clochard multato risale al dicembre del 2010 e ha appunto come teatro il capoluogo siciliano. L’uomo, un quarantenne italiano, era stato condannato dal tribunale di Palermo a pagare mille euro per non aver osservato dei provvedimenti dell’Autorità, reato previsto all’articolo 650 del codice penale, visto che non aveva rispettato l’ordinanza del sindaco di divieto di bivaccare e predisporre accampamenti di fortuna per non alterare il decoro urbano ed essere d’intralcio alla pubblica viabilità.

Annullata la condanna del clochard perché il fatto non sussiste – Nel ricorso in Cassazione il difensore ha rilevato che l'uomo, senza fissa dimora, “versasse in stato di necessità, situazione tra le quali doveva essere compresa l’esigenza di un alloggio”. Una osservazione che ha trovato d’accordo i giudici della Cassazione. Secondo la prima sezione penale l’ordinanza del sindaco è “una disposizione di tenore regolamentare data in via preventiva ad una generalità di soggetti, in assenza di riferimento a situazioni imprevedibili o impreviste”, e “non è sufficiente l’indicazione di mere finalità di pubblico interesse”. La Corte ha quindi annullato la condanna del clochard palermitano perché il fatto non sussiste.

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