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No trivelle: Renzi e il referendum sabotato, come fece Berlusconi

Quando il Governo Berlusconi non accorpò il referendum (su nucleare, acqua pubblica e legittimo impedimento) con le amministrative del 2011 il PD levò un urlo sdegnato. In pochi giorni si raccolsero migliaia di firme e si gridò allo scandalo. Ora è il Governo Renzi a decidere che il referendum sulle trivellazioni non può essere accorpato con le amministrative. E sarà curioso vedere che succede.
A cura di Giulio Cavalli
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Il Consiglio dei Ministri ha deciso: il referendum contro le trivellazioni inserite nel decreto "Sblocca Italia" del governo Renzi è stato calendarizzato per il 17 aprile. Il governo, obbligato ad accettare la proposta del referendum dalla Corte Costituzionale questo gennaio, ha deciso che non è il caso di accorpare referendum e elezioni amministrative come avevano chiesto in molti a partire dai comitati NO TRIV fino alle regioni stesse. Niente. Il Ministro Alfano ha parlato di non meglio precisate difficoltà tecniche, "in particolare, alla diversa composizione degli uffici elettorali, alla ripartizione degli oneri e all’ordine di successione delle operazioni di scrutinio.” L'ultima parola in realtà spetterebbe al Presidente della repubblica ma i ben informati (e anche quelli meno informati, in verità) concordano nel ritenere che dal Quirinale non arriveranno sorprese.

Quanto costa il mancato accorpamento? qualcosa in più di 300 milioni di euro. 300 milioni di euro di soldi (pubblici) che vengono spesi perché il referendum fatichi il più possibile ad arrivare al quorum del 50% dei votanti. Un boicottaggio ai cittadini pagato dai cittadini: un capolavoro, non c'è che dire. Sulle trivellazioni ormai è evidente che la tecnica del governo sia quella di distogliere l'attenzione, insabbiare l'allarme e fingere di non ascoltare; del resto non è un caso che gli stessi appelli del Presidente della Puglia Michele Emiliano (uno che pesa, nel partito) siano caduti nel vuoto. Così alla fine la questione si trasforma in una delle solite "fissazioni da ambientalisti" e non prende piede nel dibattito generale.

Ma non è tutto. Vale la pena ripescare una dichiarazione, siamo nel 2011: “Il Consiglio dei ministri ha anticipato il no all’electron day: significa buttare dalla finestra 300 milioni di euro, unicamente per impedire che il referendum raggiunga il quorum. Così buttano dalla finestra 300 milioni di euro, in un momento di grave crisi per le imprese e le famiglie italiane.” Le parole sono dell'allora capogruppo del Partito Democratico alla Camera Dario Franceschini, i suoi strali erano rivolti al governo Berlusconi che aveva deciso di non accorpare alle amministrative il referendum su nucleare, acqua pubblica e legittimo impedimento. "In una difficile fase economica come quella che stiamo vivendo è un atto di pura irresponsabilità dire di no all'election day e buttare al vento oltre 300 milioni di euro": disse nel 2011 l'UDC attraverso il suo portavoce Antonio De Poli. Tutto identico, stesso atteggiamento ma a ruoli invertiti.

Nel 2011 la manovra del Governo Berlusconi (di cui era Ministro alla Giustizia lo stesso Angelino Alfano che oggi è all'Interno) non servì ad evitare una storica vittoria referendaria che mobilitò milioni di italiani e i promotori confidano che anche questa volta si possa riuscire nell'impresa ma ciò che salta immediatamente all'occhio è la riproposizione pressoché identica degli stessi metodi da parte di due schieramenti che dovrebbero essere opposti. Sarà curioso leggere i quotidiani di domani e dei prossimi giorni e ascoltare le voci dei protagonisti politici e confrontarle con le reazioni di cinque anni fa. Nel 2011 l'appello per ottenere l'election day raggiunse più di diecimila sottoscrizioni in una settimana con firme importanti: Antonio Di Pietro, Rosy Bindi, Nichi Vendola,  Angelo Bonelli, Leoluca Orlando, Fabio Granata, Antonino Lo Presti, Antonio Misiani, Stefano Rodotà, Salvatore Borsellino, Articolo 21, Marco Travaglio, Dario Fo, Franca Rame, Concita De Gregorio, Gioacchino Genchi, Gianni Rinaldini, Gianfranco Mascia, Bruno Tinti, Milva, Dario Vergassola, Vincenzo Vita, Anna Finocchiaro.

Appunto. Cosa diranno adesso? 

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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