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No alla moratoria, subito una legge contro l’omofobia

A confermare la volontà di portare avanti il disegno di legge contro l’omofobia senza alcuna moratoria sulle questioni etiche è il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini.
A cura di Redazione
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Dopo la richiesta di una "moratoria legislativa sui temi etici" avanzata dal alcuni parlamentari del Popolo della Libertà (fra cui Carfagna, Gelmini e Lupi) arriva puntuale la replica del ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini. Nel giorno in cui la commissione Giustizia della Camera è chiamata a licenziare il disegno di legge contro l'omofobia e la transfobia su cui poi dovrà successivamente esprimersi il Parlamento, dunque, Franceschini ribadisce la volontà del Governo: "Ho grande rispetto per i temi etici e per la libertà di scelta quando si toccano temi che riguardano le coscienze. Ma una legge che contrasti l'omofobia non c'entra nulla con i temi etici, riguarda il codice penale e l'introduzione di norme efficaci, che da troppo tempo attendono un'approvazione, è urgente e non più rinviabile".

Insomma, nessuna moratoria in vista anche considerando la grande rilevanza sociale e politica del provvedimento in discussione. In effetti al testo base in Commissione sono stati presentati oltre 400 emendamenti, con una mediazione che ha portato alla presentazione di un emendamento di sintesi che, nelle intenzioni dei relatori (Pdl e Pd) Leone e Scalfarotto, "rappresenta l'accordo politico raggiunto". Modifiche che, come riportato dalle agenzie, riducono la proposta ad un unico articolo "che si limita a estendere la legge Reale – Mancino alle motivazioni legate all'omofobia e alla transfobia", sancendo che per "orientamento sessuale si intende l'attrazione nei confronti di una persona dello stesso sesso, di sesso opposto o di entrambi i sessi" e che per identità di genere si intende "la percezione che una persona ha di sé come appartenente al genere femminile o maschile, anche se opposto al proprio sesso biologico".

Resta da capire se si tratta di una sintesi condivisa o di una scelta che farà sorgere un nuovo fronte polemico da qui alla presentazione in Aula (prevista per il 26 luglio). Bisognerà poi vedere in che modo l'Aula si esprimerà sulla scelta di aumentare le pene fino ad un anno di carcere per i reati di discriminazione "legata ad orientamento sessuale o ad identità di genere".

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