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Nino Di Matteo: “Da Riina ordini di morte contro di me”

Il pm delle trattativa Stato-Mafia è stato ripetutamente minacciato nei giorni scorsi. Intanto il suo “compagno” di ora d’aria – che ha udito le frasi del boss – è stato trasferito in un altro carcere.
A cura di Davide Falcioni
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Il pm Nino di Matteo ha rilasciato un'intervista alla trasmissione di la7 Linea Gialla, commentando le minacce lanciate dal boss Totò Riina, detenuto in regime di 41bis ma evidentemente ancora così potente da riuscire a mettere a repentaglio la vita del magistrato che sta tentando di far luce sulla trattativa tra stato e mafia. "La minaccia – ha affermato Di Matteo – è qualcosa che qualcuno pronuncia perché sa di poter intimorire il minacciato. In realtà queste non sono minacce, Totò Riina è stato ascoltato, è stato intercettato mentre, inconsapevole di essere ascoltato, pronunciava prima delle parole rabbiose nei miei confronti ma poi dei veri e propri ordini di morte che cercava di far pervenire all'esterno. E' qualcosa di diverso, di più rispetto a una minaccia tanto che la gravità delle parole che sono state intercettate ha indotto i procuratori di Palermo e di Caltanisetta a trasmettere immediatamente il testo e addirittura il sonoro della registrazione al ministro dell'Interno perché evidentemente si ravvisava un pericolo anche per l'ordine pubblico. Quando si parla genericamente e sommariamente di minacce probabilmente non si aiuta l'opinione pubblica a capire di cosa si tratta".

Il pm ha poi aggiunto: "Certo, ogni tanto penso che, razionalmente e vedendo le cose con freddezza e razionalità, forse non ne vale la pena di sacrificare tanta parte della propria vita e per tanto tempo al proprio ideale. Però poi alla fine prevale sempre la passione per il nostro lavoro. Parlo per me, ma anche per tanti altri colleghi. Nella consapevolezza della bellezza di cercare con i propri limiti, con i propri errori, con i propri sbagli che certamente ci sono stati e ci saranno sempre, la verità. Non è storia recente che ogni qual volta si alzi il livello delle indagini e si esca dal perimetro dell'ala militare di Cosa Nostra, questo tipo di investigazioni dà fastidio ad ambienti esterni, a Cosa Nostra, ma anche alla stessa organizzazione mafiosa – ha spiegato Di Matteo -.Certamente Totò Riina non ha nulla da temere, da un punto di vista prettamente concreto, dall'erogazione di una eventuale condanna. E' già condannato per parecchi episodi di omicidio e di strage a numerosi ergastoli. Probabilmente non accetterebbe l'eventualità che vengano fuori dal processo e dalle indagini che stiamo continuando a fare ipotesi di accordo e di cooperazione con entità esterne a Cosa Nostra. Questa è un'analisi che possiamo fare ma della quale certamente non possiamo in questo momento essere sicuri".

Intanto ieri è stata diffusa la notizia che Alberto Lorusso, il detenuto "dama di compagnia" (in gergo carcerario) di Totò Riina, è stato trasferito in un altro carcere. Si tratta dell'uomo con il quale il boss si è confidato, minacciando ripetutamente Di Matteo ed altri componenti del pool sulla trattativa stato-mafia. Stando a quanto si è appreso, i magistrati di Palermo sospetterebbero che Lorusso sia in realtà un detenuto infiltrato dei servizi segreti, il cui compito sarebbe stato finora quello di riportare tutte le affermazioni fatte da Riina.

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