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Neonato scosso a Rovigo, il padre a processo: “Avevo perso la testa, volevo solo salvarlo”

Il neonato, secondo l’accusa, nel 2010 sarebbe stato scosso con violenza, con danni gravissimi a cervello e occhi. A processo i genitori, che si dichiarano innocenti.
A cura di Susanna Picone
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“Il bambino stava dormendo in culla, l'ho sentito come rantolare: aveva la faccia viola. Nel panico, ho controllato se si fosse ribaltata la lingua, l'ho bagnato con l'acqua, poi sono corso per le scale, la testa ciondolava, ho provato a fare un massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca, poi sono andato dalla mia vicina e le ho detto di chiamare l'ambulanza. Ci hanno messo venti minuti ad arrivare, io non c'ero più con la testa”: è stata una testimonianza drammatica quella che ieri un padre di 38 anni ha fatto davanti al Collegio del Tribunale di Rovigo. L'uomo è a processo per tentato omicidio, formulato in alternativa ai maltrattamenti e alle lesioni personali. Alla sbarra c’è anche la madre di suo figlio, una 31enne. Lui, secondo l’accusa, avrebbe scosso con violenza in varie occasioni il figlio, la madre non si sarebbe attivamente opposta. Ma entrambi sostengono di non aver mai fatto volontariamente del male al loro bambino, che oggi ha 7 anni e diversi problemi. Sono i quotidiani locali a raccontare la storia di questo bambino e dei suoi genitori.

I fatti che hanno portato al processo si sarebbero verificati tra il 15 febbraio e il 15 ottobre del 2010 in un Comune del Basso Polesine. Secondo la ricostruzione della Procura, che ha coordinato le indagini della squadra mobile di Rovigo, sarebbe stato appunto il padre a mettere in atto dei comportamenti violenti nei confronti del figlioletto, afferrando il piccolo per gli arti o cingendolo con violenza all'altezza del torace. Ne sarebbero derivate emorragie con danni al cervello e agli occhi. La ricostruzione difensiva è radicalmente diversa da quella accusatoria: il padre sarebbe intervenuto spaventato da una crisi respiratoria che aveva colpito il figlioletto. Tutte le manovre che avrebbero provocato i danni, quindi, secondo la difesa sarebbero state messe in atto non certo per nuocere. È quanto lo stesso imputato ha spiegato dinanzi al giudice. “Io so quello che ho fatto e quello che non ho fatto. Io non ho mai scosso mio figlio nella maniera che mi viene contestata”, ha detto l’uomo. Si torna in aula il 15 dicembre, quando potrebbe arrivare la sentenza.

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