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Nel caos italiano, si avvera solo il sogno leghista

Cota in Piemonte, Zaia in Veneto e Roberto Maroni in Lombardia: nella confusione elettorale gli unici a sorridere sono i leghisti. Che, pur perdendo un milione e mezzo di voti, amministrano in pratica l’intero Nord Italia.
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Può gridare al trionfo una forza politica che perde oltre un milione e mezzo di voti, che è alleata con un partito che ne perde oltre 6, che per la prima volta non avrà deputati per costituire un gruppo autonomo, che vede crollare la propria rappresentanza al Senato e che con buona probabilità non tornerà mai più al Governo nazionale? Per paradossale che possa sembrare, la risposta è affermativa. La forza politica in questione si chiama Lega Nord ed è un'altra di quelle formazioni che, tra scandali, inchieste e fazioni interne, doveva essere spazzata via dal vento dell'antipolitica e della nuova politica. Talmente in crisi da amministrare contemporanemente in Veneto, Lombardia e Piemonte e ritornare a parlare di macroregione senza suscitare risate di scherno.

Sulla vittoria di Maroni poi si potrebbe aprire una riflessione infinita. Il segretario del Carroccio ha indubbie qualità di leader ed è l'unica figura che riesce a fondere carisma e pragmatismo, coerenza e buonsenso, ma restano paradossali le condizioni in cui si è materializzato tale successo. Una vittoria giunta dopo la più grande crisi politico – istituzionale della storia lombarda. Ma anche dopo che scandali, inchieste e fazioni avevano dissolto i vertici leghisti e messo in dubbio la credibilità della famiglia Bossi. Nella Regione governata da Nicole Minetti e Renzo Bossi. Ma anche da Davide Bono e Domenico Zambetti. E soprattutto nella terra del celeste Formigoni, degli scandali legati alla sanità, nel mezzo di una spaccatura interna a Comunione e Liberazione, con la presenza di un candidato teoricamente forte come Gabriele Albertini e nell'unica base territoriale di Fermare il Declino. Insomma, un successo maturato in condizioni "estreme", che apre un'infinità di interrogativi e che spinge a riflettere sul serio sulle modalità di costruzione del consenso e sui fattori che influenzano "davvero i voti".

Fatto sta che il risultato è quello che esplicita Marco Alfieri su Linkiesta:

Per uno strano incastro politico, frutto di alleanze spregiudicate e l'ennesimo harakiri pidiellino, da stamattina su Piemonte, Lombardia e Veneto sventola il sole delle Alpi, realizzando il sogno impossibile del fondatore Umberto Bossi: quel “padroni a casa nostra” a lungo vagheggiato.

Un sogno che resterà impossibile da un punto di vista del reale "cambiamento epocale" di cui parlano da anni i leghisti, ma che ha un enorme valore simbolico: la Lega Nord, nella più grande crisi politica del Paese, governa le 3 maggiori regioni del Nord Italia. E può fregarsene di tutto il resto.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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