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‘Ndrangheta in Emilia, condannati i boss che volevano uccidere il cronista Giovanni Tizian

Sentenza storica del Tribune di Bologna che riconosce la presenza di un’associazione di tipo mafioso sul teritorio. In primo grado condanne per complessivi 170 anni di carcere per i 23 imputati.
A cura di Antonio Palma
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Condanne per complessivi 170 anni di carcere oltre a risarcimenti milionari e la constatazione  che esisteva un vero e proprio clan locale della ‘Ndrangheta che guadagnava soprattutto con il gioco illegale. Sono i risultati di una sentenza emessa mercoledì dal Tribunale di Bologna e a suo modo storica sia per il numero delle condanne sia perché sono arrivate pene durissime. Nell'ambito del processo cosiddetto ‘Black Monkey' i giudici emiliani infatti hanno condannato in primo grado tutti e 23 gli imputati per associazione mafiosa ordinando anche la confisca di patrimoni milionari e risarcimenti danni per centinaia di migliaia di euro alle parti civili. Tra queste ultime anche il giornalista Giovanni Tizian minacciato di morte in una intercettazione telefonica dopo aver indagato sugli affari sporchi del gruppo criminale e per questo costretto a muoversi con una scorta

In una telefonata, intercettata nell’ambito dell’inchiesta, uno dei condannati parlava di “sparargli in bocca” se no avesse smesso di scrivere articoli sui suoi affari. Si trattava di Nicola “Rocco” Femia che, secondo la  Direzione distrettuale antimafia di Bologna, era a capo di una associazione di stampo ‘ndranghetista che si occupava del business delle slot machine e del gioco online in Emilia Romagna. Per lui la che doveva rispondere di svariati reati come associazione mafiosa, estorsione, frode informatica e corruzione, la pena più severe a 27 anni di carcere.

Oltre ai centomila euro per Tizian he era in aula assieme ai ragazzi di Libera e a don Luigi Ciotti, i giudici hanno stabilito un risarcimento di un milione di euro per la Regione Emilia Romagna, oltre a centinaia di migliaia di euro a tutte le parti civili, compresa Libera, l'Ordine dei giornalisti e alcuni comuni che si erano costituiti parte civile.   "Una giornata storica perché, per la prima volta, il tribunale riconosce l'esistenza stabile di un'associazione a delinquere attiva nel territorio bolognese" ha dichiarato il giornalista, aggiungendo: " Credo che sia anche uno spartiacque importantissimo. Un punto di rottura decisivo anche per i prossimi processi che sono in corso. È un segnale importante”.

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