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‘Ndrangheta: funerali pubblici negati al mafioso, il parroco dice messa con tutto il paese

A Platì il parroco contro il Questore: “Il rispetto per i morti esiste sempre”. Indaga la Dda di Reggio Calabria.
A cura di A. P.
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Per motivi di sicurezza, come accade spesso in questi casi,  il Questore di Reggio Calabria aveva deciso di negare i funerali pubblici a Giuseppe Barbaro, affiliato all'omonimo clan di ‘Ndrangheta e morto pochi giorni fa nel carcere di Vibo Valentia dove scontava condanna per associazione mafiosa. Le esequie si sono svolte effettivamente in forma privata, anche se non solo con i familiari, ma poche ore più tardi in memoria del defunto il parroco di Platì, in accordo con la famiglia, ha deciso di dire una nuova messa a cui ha partecipato quasi tutto il paese. Una singolare iniziativa sulla quale ora la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria sta cercando di fare luce.

In realtà, come rivela repubblica, la diatriba tra Questore e Parroco era iniziata già subito dopo la decisione del primo. Don Giuseppe Svanera infatti aveva fatto subito ricorso al ministero dell'Interno lamentando una presunta infrazione del "principio di non ingerenza fra Stato e Chiesa", ma poi aveva dovuto accettare l'imposizione. Non contento del risultato, però, ha fatto a modo suo e dopo i funerali privati ha dato vita alla messa senza salma a cui ha partecipato gran parte del paese.

"Per me esiste il rispetto per i morti e per i loro familiari. Siamo tutti d'accordo che la giustizia l'abbia messo in carcere, ma bisogna rispettare la sua morte indipendente dal fatto che fosse buono o cattivo" ha dichiarato il prete a Radio Capital, aggiungendo: "In tanti in paese lo conoscevano e gli volevano bene. Lo dimostra il fatto che ai funerali privati, svoltisi alle 6, malgrado il questore avesse imposto la partecipazione ai familiari più intimi, si sono presentati in tanti".  "Certo è strano che ancora si debba assistere a iniziative di questo genere sul territorio calabrese, dopo i ripetuti richiami che sono stati fatti" ha dichiarato invece il procuratore della Dda di Reggio, Federico Cafiero de Raho, spiegando: "Attendiamo un'annotazione di servizio dei carabinieri per decidere il da farsi".

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