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Contestazioni e assenze alla cerimonia per le vittime di Lampedusa

Il ministro dell’Interno Angelino Alfano contestato durante la commemorazione delle vittime del naufragio: portato via dalle forze dell’ordine. Tante le assenze alla cerimonia: dal sindaco di Lampedusa a quello di Agrigento. Il sacerdote eritreo che aiuta i profughi attacca: “È stata solo una passerella per i politici”.
A cura di Redazione
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Tensioni ad Agrigento, lì dove è tenuta la commemorazione per le vittime nel tragico naufragio di Lampedusa che ha causato 366 vittime tra i migranti. Il vice premier Angelino Alfano ha interrotto le interviste per la contestazione di alcuni eritrei e di alcuni attivisti: "Assassini… assassini, basta con la Bossi-Fini", gli hanno urlato mentre parlava coi cronisti alla fine della cerimonia per le vittime di Lampedusa. La sicurezza ha portato via il ministro dell'Interno stringendolo in un cordone per evitargli contatti con manifestanti. Alfano, prima di andare via, aveva dichiarato: "Abbiamo assicurato degna sepoltura ai morti, degna assistenza ai superstiti e ora caccia senza quartiere ai mercanti di morte".

La cerimonia è stata comunque contrassegnata da accese polemiche. Doveva essere un funerale di Stato e invece si è contraddistinta per le assente: quella – del sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, oggi a Roma per incontrare il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e quella del primo cittadino di Agrigento, Marco Zambuto, che ha definito la giornata una "passerella per politici". Don Mosè Zerai, il sacerdote eritreo punto di riferimento per i profughi in arrivo in Italia pure ha usato lo stesso termine: "passerella".
Proteste all'interno del cie, il Centro identificazione ed espulsioni di Lampedusa da parte dei 150 eritrei sopravvissuti al naufragio cui non è stato consentito di prendere parte alla cerimonia. Molti altri connazionali invece sono arrivati da tutta Europa per portare dei fiori sulle bare. Per le istituzioni italiane hanno preso parte alla commemorazione i ministri Angelino Alfano (interni), Mario Mauro (Difesa) e Cecile Kyenge (Integrazione). Quest'ultima non ha parlato con i cronisti.

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