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Morte in caserma, la madre di Tony: “Lo Stato che non punisce i colpevoli è responsabile”

Nel 2014 la morte del militare 25enne nella caserma Sabatini di Roma. Secondo i consulenti della famiglia Drago dietro la tragedia potrebbe esserci un episodio di nonnismo, ma dopo tre anni di perizie, il caso potrebbe essere archiviato come ‘suicidio’. La madre: “Nessuna ragion di Stato impedirà di trovare la verità sulla morte di mio figlio”.
A cura di Angela Marino
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Tony Drago e Rosaria Intranuovo
Tony Drago e Rosaria Intranuovo

Il caporale dei Lancieri di Montebello Antonino Drago, detto Tony, è stato trovato cadavere nella caserma romana in cui era in servizio, la mattina del 6 luglio del 2014. Sul corpo del 25enne siciliano vennero trovate lesioni che lasciavano sospettare una morte violenta. Dopo tre anni di indagini si va verso l'archiviazione per suicidio, contro la quale la madre di Tony, Rosaria Intranuovo, ha scritto una toccante lettera aperta.

"Mi rivolgo a tutti gli Italiani. Mi rivolgo a tutte le mamme. Mi rivolgo ai genitori di Emanuele Scieri, Giulio Regeni, Stefano Cucchi e di coloro i cui figli sono stati uccisi dallo Stato. Perché uno Stato che garantisce l’impunità per i responsabili di quelle morti è esso stesso responsabile. Mio figlio Tony Drago è stato ucciso la mattina del 6 luglio 2014 all’interno della Caserma Sabatini di Roma. È stato ucciso mentre svolgeva le funzioni di servitore di quello Stato cui aveva giurato fedeltà e obbedienza. Lo stesso Stato che, anziché tutelare l’incolumità dei “Suoi figli”, permette che essi vengano uccisi proprio nei luoghi in cui dovrebbero sentirsi più al sicuro. Fin dall’inizio delle indagini “qualcuno” ha tentato di nascondere la verità, accusando Tony di essersi suicidato, lanciandosi da una finestra posta al secondo piano della palazzina-alloggi dello Squadrone d’onore dei Lancieri di Montebello. Ho sempre saputo che quella non era la verità: il mio Tony amava troppo la vita per sciuparla così.

Nel processo scaturito dalla mia denunzia contro coloro che, pur non essendo autori della morte di Tony, avevano l’obbligo di tutelarne la vita e l’incolumità, due periti nominati per appurare i fatti hanno accertato che, la mattina del 6 luglio 2014 mio figlio, dopo avere subito un’aggressione alle spalle con conseguenti gravissime lacerazioni dei tessuti, è stato costretto a subire delle vessazioni. È stato costretto a compiere delle flessioni sulle dita, durante le quali ha subito un colpo alla schiena che ha frantumato vertebre e costole e determinato uno stato di asfissia. Infine, è stato colpito mortalmente alla testa. Nonostante tutto quanto subito dal mio Tony, nonostante sia stato accertato che mio figlio sia stato barbaramente ucciso, l’Ufficio della Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione del procedimento perché: “i dubbi sono purtroppo maggiori rispetto alle certezze: sulla dinamica dei fatti, sulla sussistenza di episodi di nonnismo, su eventuali reticenze dei commilitoni di Drago”.

L’Ufficio della Procura di Roma ha ritenuto che quelle profonde lacerazioni alla schiena di mio figlio potrebbero essere state causate da una forma di psoriasi, “una malattia della pelle che determina forti pruriti”. La visione delle foto riproducenti quelle lesioni, anche a chi non è medico, rende evidente come l’ipotesi formulata dall’Ufficio della Procura sia superficiale e fantasiosa. L’intera richiesta di archiviazione è irridente del diritto alla vita di mio figlio. È irridente del diritto di ogni cittadino italiano, di ogni genitore, di ogni madre a conoscere la verità. Non esiste “ragione di Stato” che possa impedire l’accertamento della verità sulla morte di mio figlio Tony né il processo di coloro che, anche colposamente, sono responsabili della sua morte".

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