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Morta di parto a Catania, ispettori: “Cure adeguate, nessun legame con obiezione”

I risultati dell’ispezione ministeriale all’ospedale Cannizzaro di Catania ordinata dopo il decesso della 32enne Valentina Milluzzo al quinto mese di gravidanza.
A cura di Antonio Palma
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Nel caso della morte di Valentina Milluzzo, la 32enne deceduta all'ospedale Cannizzaro di Catania il 16 ottobre scorso dopo l'aborto di due gemelli al quinto mese di gravidanza, non ci sarebbe stata alcuna colpa dei medici perché la donna sarebbe stata sottoposta a cure adeguate alla sua condizione di salite. Sono i primi risultati dell'ispezione ministeriale ordinata dalla ministra del salute Beatrice Lorenzin nell'ospedale etneo dopo la denuncia dei familiari della 32enne. Per la ricostruzione dell'accaduto bisognerà attendere un mese quando sarà pronta la relazione definitiva, ma dopo i primi accertamenti gli  ispettori hanno voluto chiarire che la donna era "in trattamento adeguato per le condizioni di rischio dal momento del ricovero" e non è stato evidenziano "alcun dato anomalo".

Per gli ispettori inoltre non c'è alcun legame tra il decesso e l'obiezione di coscienza dei medici in servizio nell'ospedale come invece sostengono i familiari della 32enne. "Dalla documentazione esaminata e dalle numerose testimonianze raccolte dal personale non si evidenziano elementi correlabili all’argomento obiezione di coscienza" scrivono infatti  gli ispettori del Ministero della sanità, sottolineando che si è trattato di "un aborto iniziato spontaneamente, inarrestabile, trattato in emergenza". L'invio degli ispettori guidati da Francesco Enrichens era stato deciso dal Ministero dopo le accuse dirette da parte dei parenti della donna  che hanno parlato di presunti ritardi nell'assistenza dovuti al rifiuto di uno dei medici del reparto di intervenire prima della morte del primo feto perché obiettore di coscienza.

Gli ispettori hanno ricostruito l'intera vicenda. "La paziente era stata ricoverata dal 29 settembre (17° settimana di gravidanza), con diagnosi di minaccia d’aborto in gravida gemellare (gravidanza indotta con procreazione medicalmente assistita, presso altro Centro)" scrivono,aggiungendo: "La paziente era in trattamento adeguato per le condizioni di rischio dal momento del ricovero; in data 15 ottobre, alle ore 12.00 circa, presenta picco febbrile a 39°C con somministrazione di antipiretici e ripresa immediata di terapia e.v. con antibiotici".

Secondo gli ispettori, "le prime valutazioni cliniche e il monitoraggio dei parametri vitali non evidenziano alcun dato anomalo, se non – alle ore 16 circa – un iniziale abbassamento della pressione arteriosa". Seguono ulteriori esami che evidenziano "un quadro settico e una coagulopatia da consumo, con progressiva anemizzazione e progressivo calo dei valori pressori".  Alle 23.20, in sala parto, la paziente espelle il primo feto morto. Alle 24.00 si cerca di indurre l’espulsione del secondo feto, che avviene alle ore 1.40 del 16 ottobre. "Viene coinvolto un secondo anestesista di turno e si sposta la donna in sala operatoria, per le procedure di secondamento chirurgico e di revisione della cavità uterina in anestesia, che si completano alle 2.10" riporta la relazione.

Le procedure proseguono con un tamponamento vaginale e successivamente con un tamponamento della cavità uterina. Le condizioni generali però tendono al peggioramento. "La signora viene intubata ed assistita sul piano ventilatorio. Viene trasferita in rianimazione dove, alle ore 13.45, nonostante il massimo livello assistenziale ed un transitorio miglioramento delle condizioni generali muore. I Parenti sono stati sempre informati e sostenuti dall’intera equipe degli ostetrici e degli anestesisti" concludono gli ispettori. Un dato che però contrasta proprio con la testimonianza dei parenti che denunciano difetti nella comunicazione da parte dei sanitari.

Resta aperta ora l'inchiesta giudiziaria della magistratura che vede nel registro degli indagati tutti i 12 medici del reparto di ginecologia dell'ospedale catanese. Sul corpo della 32enne martedì sarà svolta l'autopsia da parte di un collegio di consulenti nominati tra esperti di alto livello provenienti da altre regioni. all'esame assisteranno anche i consulenti nominati dai 12 medici indagati e dalla parte lesa

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