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Morra (M5S): “Amato si dimetta da giudice della Corte Costituzionale”

La richiesta di dimissioni dopo lo scoop del Fatto Quotidiano relativo ad una intercettazione telefonica del 21 settembre 1990 che è agli atti di un processo per tangenti a Viareggio.
A cura di D. F.
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La nomina di Giuliano Amato a giudice della Corte Costituzionale ha suscitato nei giorni scorsi un vespaio di polemiche. Migliaia di cittadini hanno riversato in rete la loro rabbia, collegata in particolare all'ennesima nomina (con relativo lauto stipendio) di un uomo politico che negli ultimi 20 anni ha ricoperto praticamente tutte le più prestigiose cariche pubbliche: sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nei due Governi Craxi '83 e '87, ministro del Tesoro dal 1987 al 1989 prima con Goria premier, quindi con De Mita a capo dell'Esecutivo. Nel 1992 il suo primo governo. Poi nel 2000 il ritorno a Palazzo Chigi. Amato è stato nominato da Giorgio Napolitano in sostituzione di Franco Gallo, che cessa dalle funzioni di giudice e di presidente della Corte domani.

Ebbene, dalle proteste in rete si è arrivati alla richiesta ufficiale di dimissioni. Ad avanzarla è stato Nicola Morra, capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato: "Giuliano Amato si dimetta da giudice della Corte Costituzionale. Lo chiediamo con forza e decisione dopo aver letto lo scoop di Emiliano Liuzzi su ‘Il Fatto Quotidianò, relativo ad una intercettazione telefonica del 21 settembre 1990 che è agli atti di un processo per tangenti a Viareggio". L'esponente del M5S spiega: "È una vicenda che si sviluppa in epoca pre Mani Pulite dove l'allora deputato e vice segretario del PSI di Craxi telefonò e chiese alla vedova di un esponente socialista di non fare nomi dei protagonisti di una tangente da 270 milioni di euro. ‘Non fare i nomi con i giudici, niente frittate, disse Amato alla vedova dell'esponente del PSI. Se non si vuole che ora Giuliano Amato faccia lui una frittata della Giustizia, si dimetta da giudice della Corte Costituzionale. Il Movimento 5 Stelle presenterà anche una interrogazione urgente al presidente del Consiglio ed al Ministro della Giustizia".

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