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Morì schiacciato dalla macchina, la famiglia: “Ritirate il macchinario dal commercio”

L’operaio era impegnato nella manutenzione di un macchinario che però ancora oggi viene venduto perché sicuro per gli utenti finali.
A cura di Antonio Palma
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Christian Sinopoli morì sul lavoro a 37 anni il 6 febbraio 2013 all’interno di uno stabilimento vicentino, mentre era impegnato nella manutenzione di una macchina della sua ditta, la System Logistics di Fiorano, nel Modenese. Christian Sinopoli morì schiacciato con la testa mentre controllava alcuni mobili di un gigantesco armadio mobile venduto dalla sua ditta e utilizzato dalle più importanti imprese del mondo come magazzini verticali. Da allora la sua famiglia chiede a gran voce giustizia ma soprattutto chiede che il macchinario in questione sia ritirato dal mercato o modificato. “Quel macchinario ha già causato due morti” ha spiegato infatti il fratello di Christian, Pasquale Sinopoli, che da quel maledetto giorno sta lottando con la sorella perché venga riconosciuta la non sicurezza del macchinario. Il riferimento è ad un altro operaio deceduto nel 2005 a 33 anni sempre con la testa schiacciata da un modello precedente del magazzino automatico. “Se dopo il primo caso fosse cambiato qualcosa, forse nostro fratello sarebbe ancora vivo”, ha spiegato Pasquale.

In attesa del processo

La circostanza viene ora segnalata anche dal pm vicentino che indaga sul caso e che nell’avviso di conclusione indagini sottolinea che l’azienda avrebbe ignorato “i segnali di pericolo provenienti da un infortunio mortale avvenuto con analoghe modalità”. Per gli ispettori che intervennero sul posto e gli inquirenti quel macchinario aveva dei difetti, tra questi il fatto che la verifica può essere fatta solo con macchina in movimento automatico, l’assenza di un sensore che lo bloccasse all’apertura della paratia laterale e l'assenza di un segnale acustico. L’azienda System, contattata da ilfattoquotidiano.it, dal suo canto ha ribadito che il ministero per lo Sviluppo economico e lo Spisal hanno ritenuto il prodotto conforme alle Direttive della Comunità europea. Il problema è che in effetti per l’utente finale, cioè il cliente, il prodotto è sicuro, non sembra però esserlo per chi lo monta, ripara o fa manutenzione come Christian.

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