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Mondo arabo in rivolta: proteste contro il governo in Iraq

L’ondata di proteste che ha travolto il mondo arabo, ha colpito da qualche giorno anche l’Iraq, dove dall’inizio delle manifestazioni sono almeno 16 i morti. Oggi centinaia di persone sono scese in piazza per protestare contro la corruzione e per chiedere migliori condizioni di vita.
A cura di Cristian Basile
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L'ondata di proteste nel mondo arabo non accenna a placarsi. Dopo la caduta di Ben Ali in Tunisia, le dimissioni di Mubarak in Egitto e la rivolta contro Gheddafi in Libia, anche l'Iraq scende in piazza. Migliaia di iracheni, infatti, sono scesi in strada oggi in diverse città del paese per partecipare alle manifestazioni convocate per protestare contro il peggioramento dei servizi basilari, della disoccupazione e della corruzione. A Bagdad, centinaia di persone si sono dirette a piedi verso la centrale piazza Tahrir per prendere parte a quello che è stato denominato come il "venerdì della dignità e della sfida" per chiedere riforme politiche ed economiche.

Molti sventolano bandiere irachene o mostrano striscioni con messaggi come "no alla corruzione" o " no alla disoccupazione, si a nuove opportunità di lavoro per i disoccupati" o ancora "vogliamo le riforme dal regime. Il petrolio del popolo non è per il popolo". Anche se i manifestanti si sono diretti verso piazza Tahrir, i responsabili della sicurezza della capitale li hanno sollecitati affinchè si limitassero a protestare nella zona delimitata dalle autorità: la piazza di Firdus per i residenti nell'area di Rusafa nell'est, e la vicina piazza di Al Zaura per chi vive nella zona ovest.

Il nome Tahrir evidentemente deve far paura ai governanti iracheni che hanno preteso anche che i manifestanti si allontanassero dalle sedi delle istituzioni governative per evitare scontri con la polizia, invitandoli inoltre a denunciare eventuali sospetti che si nascondono tra di loro. Le forze di sicurezza hanno chiuso due ponti con blocchi di cemento per impedire che le persone arrivino nella cosiddetta Zona Verde, il cuore di Bagdad e sede del Governo, del Parlamento e di diverse ambasciate. Oltre che nella capitale altre manifestazioni sono state convocate a Bassora, nel sud dell'Iraq e nelle province settentrionali di Salahedin, Ninive e Kirkut, dove le autorità irachene hanno imposto il coprifuoco per veicoli e persone in diverse zone della città.

Il sindaco di Baghdad, Saber al-Issawim ed i governanti delle province di Bassora e Babil hanno rassegnato le loro dimissioni in seguito alle proteste del popolo iracheno che chiede migliori condizioni di vita e misure adeguate contro la corruzione. Le proteste di oggi si inseriscono in una serie di manifestazioni ispirate alle rivolte nel mondo arabo e che sono culminate il 25 febbraio scorso con una "giornata della collera" e con manifestazioni in tutto l'Iraq, con scontri violenti tra le forze di sicurezza ed i manifestanti che hanno causato la morte di almeno 16 persone.

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