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“Mio figlio è morto”. Ma è solo una scusa per non andare a lavoro

L’sms di una donna inviato ai suoi datori di lavoro. In realtà, però, si trattava solo di una squallida scusa. Il bambino, fortunatamente, è vivo e sta bene.
A cura di D. F.
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"Il mio bimbo è morto, non potrò venire a lavorare". Era questo il drammatico contenuto di un sms inviato da una donna ai suoi datori di lavoro, che risposero con non poco imbarazzo: "Signora, non si preoccupi. Si prenda tutto il tempo necessario". Il problema? Che quel bambino è fortunatamente vivo e vegeto e che quel messaggio inviato dalla madre in realtà non era che una squallida scusa per non  andare a lavoro, allo scopo di nascondere una serie di illeciti commessi ai danni della sua azienda. La storia ha dell'incredibile e si è conclusa ieri dopo oltre due anni di processo con la condanna della 50enne a 8 mesi e 400 euro di multa per i reati di appropriazione indebita aggravata (dal rapporto di lavoro), truffa e recidiva semplice.

I fatti risalgono al 2011. La donna aveva un contratto a tempo determinato con un'azienda che si occupava di sistemi di allarme. Come riporta il Resto del Carlino – che ha seguito la vicenda, avvenuta a Ferrara – "il suo compito quello di procacciare clienti. L’inizio è positivo, i primi contratti, grazie al suo apporto, vengono firmati regolarmente. Poi qualcosa si rompe. Arriviamo a maggio di quello stesso anno. La ferrarese deve recuperare 4500 euro da due clienti. «Ci penso domani — dirà ai suoi superiori —, non preoccupatevi». Quella però sarà l’ultima volta che si farà vedere".

Cosa succede? Il giorno dopo non si presenta a lavoro e non risponde alle telefonate del responsabile, ma manda un sms:  "Scusate, mio figlio è caduto ieri sera in piscina. Ha battuto la testa e ora è ricoverato in gravi condizioni a Bologna". Passa ancora un giorno e scrive di nuovo: "Mio figlio, purtroppo, non ce l’ha fatta. E’ morto durante la notte, ora dovrò pensare ai funerali". I responsabili dell'azienda rimangono basiti per la tragica notizia ed ovviamente esprimono le condoglianze, finché dopo qualche giorno ricevono un nuovo messaggio: "Abbiamo fatto il funerale. Non vedo l’ora di tornare al lavoro per lasciarmi questa tragedia alle spalle".

Ma la donna non torna e a quel punto a tentare un contatto sarà l'avvocato dell'azienda, che noto che delle tragedia non vi è, stranamente, nessuna traccia sui quotidiani locali. Dà il via a una ricerca anagrafica e scopre, in questo modo, che la donna si è inventata ogni minimo dettaglio. La ragione? Semplice, non consegnare alla società i 4.500 euro e tenerli tutti per sé.

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