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Minacciato dalla ‘ndrangheta scrive a Gratteri: “Le regalo le mie terre”

Lo sfogo di Francesco Calabrò, ricercatore universitario che, esasperato dopo l’ennesima intimidazione, ha deciso di scrivere una lettera aperta al magistrato Nicola Gratteri, la cui abitazione dista poche centinaia di metri dagli uliveti della sua famiglia.
A cura di Susanna Picone
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Dopo anni di minacce e intimidazioni, dopo l'ennesimo incendio appiccato ai suoi ulivi, ha deciso di scrivere una lettera aperta al magistrato Nicola Gratteri. Una lettera per lanciare la sua “provocazione”: al magistrato vuole regalare le sue terre, pur di non lasciarle alla ‘ndrangheta. Protagonista di questa storia è Francesco Calabrò, ricercatore universitario a Reggio Calabria proprietario di alcune terre che distano poche centinaia di metri dall’abitazione di Gratteri a Gerace. Calabrò ha subito tante minacce nel corso degli anni, la priva volta che hanno dato fuoco ai suoi beni è stato nel 1997, l’ultima pochi giorni fa. Domenica scorsa hanno infatti incendiato due ulivi secolari mentre suo padre si trovava a poche decine di metri, nello stesso appezzamento di terreno. E in questa occasione Calabrò ha avuto davvero paura e ha così deciso di scrivere a Gratteri per comunicargli che, appunto, voleva regalargli i suoi terreni: “Meglio a lei che alla ‘ndrangheta”.

La lettera aperta inviata a Nicola Gratteri

“Gentile giudice Gratteri, tra i tanti aspetti della Sua storia che hanno da sempre suscitato la mia ammirazione, ce n'è uno che oggi mi appare particolarmente significativo: la Sua passione per la Sua Terra testimoniata attraverso un gesto semplice, quello della coltivazione diretta di un orto”, così il ricercatore si è rivolto a Gratteri nella sua lettera aperta. Parla di gesti simbolici che facciano capire ai calabresi qual è la direzione da seguire, come cambiare mentalità, e parla di quelle terre che voleva curare personalmente. Parla dei danneggiamenti e delle denunce degli ultimi anni. E allora spiega perché propone al magistrato di prendersi quei terreni: “Ora il livello delle intimidazioni ha superato il limite: pur di costringerci a svendere le nostre proprietà, nei giorni scorsi sono stati incendiati i nostri ulivi secolari in nostra presenza (!) e i carabinieri non sono venuti neanche a constatare i fatti! Adesso basta, non intendo più perdere la mia serenità, mettere a repentaglio la mia vita e quella dei miei cari nel generale disinteresse (o peggio contro la collusione) delle istituzioni. Visto che a Lei è consentito ciò che non è consentito a me, fissi un appuntamento da un notaio di Sua fiducia e io Le regalerò i miei terreni: meglio a Lei che alla ‘ndrangheta”.

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