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Minacciata con riti vodoo per farla prostituire: migrante fa arrestare i suoi aguzzini

La giovane donna, una nigeriana scappata dal suo Paese nella speranza di iniziare una nuova vita in Italia, è finita nelle mani di un’organizzazione criminale che l’ha segregata in una stanza e ha tentato di costringerla a prostituirsi. Fermati tre suoi connazionali.
A cura di Susanna Picone
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Tre persone sono state arrestate in Sicilia con l'accusa di sequestro di persona e induzione alla prostituzione. Si tratta di tre nigeriani di età compresa tra i 26 e i 28 anni, due donne e un uomo, connazionali della presunta vittima finita nella loro organizzazione criminale. La vittima è una giovane migrante nigeriana che, fuggita dal suo Paese con la speranza di iniziare una nuova vita in Italia e regalare un futuro migliore a suo figlio, ha trovato ad attenderla degli aguzzini che l’hanno costretta a vivere un incubo. È stata lei stessa a riuscire a denunciare quanto subito. Dai suoi connazionali, che spingevano per farla prostituire, la donna sarebbe stata minacciata con riti voodoo e segregata in una stanza. Durante la sua prigionia, attraverso un cellulare, la giovane nigeriana è riuscita a contattare l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) che a sua volta si è messa in contatto con gli uffici della Mobile di Palermo. Gli investigatori sono quindi intervenuti e sono riusciti a individuare il luogo di prigionia della ragazza e hanno fatto irruzione nell'appartamento fermando i tre aguzzini. La donna era stata segregata in una casa alla periferia di Castelvetrano, nel Trapanese.

Il racconto della giovane nigeriana – Quando è stata liberata è stata lei stessa a raccontare alla polizia la sua odissea iniziata tre mesi fa in Nigeria quando si è rivolta ad alcuni connazionali che le avevano presentato un uomo il quale avrebbe provveduto ad organizzarle il viaggio per l’Italia. Per assicurarsi il prezzo del viaggio, di circa 30000 euro, l’uomo non avrebbe esitato a sottoporre la giovane a un inquietante rito voodoo terrorizzandola sulle nefaste conseguenze alle quali sarebbe andata incontro se non avesse corrisposto quanto pattuito. Poi la donna è stata trasportata in auto a Benin City e affidata ad altri soggetti per proseguire il viaggio attraverso il deserto del Niger. Da qui ha raggiunto la Libia e poi su un barcone la Sicilia. Dopo l’identificazione, la donna è stata accompagnata dalle autorità italiane in una struttura di accoglienza di Padova ma dopo qualche giorno è stata contattata dai referenti dell’organizzazione nigeriana in Italia, i quali l’hanno riportata in Sicilia dove ad attenderla c’era la figlia dell’uomo che l’aveva sottoposta al rito vodoo. Quest’ultima ha messo la donna davanti alla cruda realtà: per onorare il debito di 30000 euro si sarebbe dovuta prostituire. La donna ha fortunatamente trovato la forza di reagire e denunciare tutto alla polizia. All’interno dell’appartamento dei nigeriani la polizia ha trovato quattro cellulari, alcune scatole di profilattici e cinque feticci di varie forme (un corno, un lucchetto, un oggetto di legno con materiale pilifero, una bustina contenente peli verosimilmente di pube e un osso di noce di cola) tutti presumibilmente utilizzati per i riti voodoo.

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