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Milano, come è stato ucciso il presunto killer di Berlino Anis Amir

La sparatoria all’alba a Sesto San Giovanni, il 24enne tunisino non si ferma a un controllo e apre il fuoco contro due agenti. Uno viene ferito, l’altro esplode due colpi e colpisce il presunto terrorista, uccidendolo. Ora la famiglia di Amri chiede che la salma venga restituita loro in Tunisia: “Vogliamo chiarezza”.
A cura di Biagio Chiariello
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Stavano svolgendo la loro "normale attività di controllo del territorio" Christian Movio e Luca Scatà, i due giovani agenti che questa notte hanno fermato e ucciso a Sesto San Giovanni, Anis Amri, il presunto killer del camion dei mercatini di Natale di Berlino. "Hanno seguito le procedure stabilite”, spiegano il questore di Milano Antonio de Iesu e il vice questore aggiunto Roberto Guida, dirigente del commissariato alla periferia di Milano, raccontando la dinamica dello scontro a fuoco: "Era solo e fermo, dalla Volante è sceso il capopattuglia che gli ha chiesto i documenti, mentre l'autista era un agente in prova. Amri era tranquillissimo, parlava italiano anche se con accento straniero" ricostruisce de Iesu. Il presunto terrorista avrebbe detto di essere “di Reggio Calabria”.

Come è stato ucciso il killer di Berlino

In quel momento c’era Christian Movio ad eseguire il controllo: non convinto di quanto affermato da Amri, gli ha chiesto di rovesciare il contenuto del suo zainetto sul cofano della macchina. Il tunisino a quel punto avrebbe estratto la pistola dalla giacca, esplodendo un colpo contro l’agente Movio, ferendo a una spalla. Istantanea la reazione di Luca Scatà: l'agente in prova si sarebbe nascosto dietro la volante, rispondendo al fuoco: due i colpi esplosi, uno mortale che ha centrato il costato di Amri. Inutile il tentativo di rianimarlo, dopo dieci minuti è morto. "Il comportamento del mio collega di pattuglia è stato esemplare, ha reagito appena lui ha estratto la pistola dalla giacca e mi ha sparato. Io gli avevo appena chiesto di aprire lo zainetto", ha detto Christian Movio, dal suo letto d'ospedale a Monza.

Come è arrivato Anis Amir in Italia

Anis Amir è stato riconosciuto grazie alle impronte, identiche a quelle rilevate appena ieri sul Tir usato come ‘bomba' per la strage di lunedì a Berlino. Dalle esami della Digos, coordinatei dal capo dell'antiterrorismo milanese Alberto Nobili, è stato accertato che il 24enne tunisino è arrivato in Italia dalla Francia (nello zaino aveva un biglietto di un treno francese), in particolare da Chambery, in Savoia, da dove ha raggiunto Torino. Dal capoluogo piemontese ha poi preso un treno per Milano dove è arrivato attorno al'1 di notte (come documentano le telecamere di videosorveglianza). Dalla Stazione Centrale si è poi spostato a Sesto San Giovanni dove ha ingaggiato lo scontro a fuoco con i poliziotti nel quale ha trovato la morte.

La famiglia: "Vogliamo che la salma torni in Tunisia"

Ora la famiglia chiede innanzitutto che la salma venga restituita loro in Tunisia “il più presto possibile”. Lo riferiscono alcuni media locali in lingua araba. Anis aveva tre fratelli e due sorelle. “Era colpevole, perché non è stato condannato?“. Questa è la domanda che pone la madre di Anis Amri. In un’intervista alla Deutsche Welle, Nour Alhoda Hassani,  esprime “i suoi sentimenti di vicinanza al popolo tedesco” ma parla anche di “forze di sicurezza in Germania e in Italia che sicuramente hanno delle responsabilità”. La donna pretende chiarezza anche sulla sparatoria che ha portato alla morte del figlio.

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