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Migranti, le 8 mosse per un’accoglienza umana e civile

Possibile, il movimento fondato da Pippo Civati, prende posizione contro il cosiddetto “pacchetto Minniti” proposto dal ministro dell’Interno e propone una serie di azioni e misure volte ad assicurare un’accoglienza civile e rispettosa dei diritti umani dei migranti che approdano in Europa. “Non è eliminando tutele giuridiche fondamentali che otterremo una migliore e più snella gestione delle procedure”.
A cura di Charlotte Matteini
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Il cosiddetto "Pacchetto Minniti", elaborato dal ministro dell'Interno e strenuamente voluto dal governo Gentiloni, contiene una serie di misure e disposizioni "sbagliate" e "inumane", degne delle "muscolari politiche dei passati governi di centrodestra", che negano tutele giuridiche fondamentali ai migranti e vengono proposte quale soluzione all'emergenza immigrazione che coinvolge l'Unione europea e in particolare l'Italia. Attraverso la pubblicazione di un lungo post dedicato alla tematica, Possibile, il movimento fondato dall'ex parlamentare del Partito Democratico Pippo Civati, contesta aspramente le nuove norme per l'accoglienza dei migranti elaborate dal ministro dell'Interno Marco Minniti e propone un piano d'azione da contrapporre alla chiusura diplomatica del governo italiano, che pensa di poter agire sugli effetti prodotti dalle migrazioni dimenticando le cause che provocano l'esistenza di queste migrazioni forzate.

"Non è condannando i migranti nelle mani delle forze di sicurezza libiche, in eventuali campi di accoglienza e certissime prigioni, esposti alle violenze in un paese che non ha sottoscritto la Convenzione di Ginevra sui rifugiati, che daremo risposte a coloro che scappano da guerre, persecuzioni e luoghi nei quali non possono più vivere", sostiene Possibile. "Non è rimpatriando tutti coloro ai quali non riconosciamo protezione internazionale che potremo pervenire a una gestione razionale e umana dei flussi: i rimpatri, oltre a essere costosissimi, presuppongono accordi di collaborazione con paesi che spesso non sono affatto in grado di garantire la sicurezza personale delle persone rimpatriate".

Secondo Possibile, in sostanza, il pacchetto di misure per l'accoglienza migranti proposto dal ministro Minniti non tiene conto dei diritti umani e degli obblighi internazionali dell'Italia a tutela dei rifugiati, ma si basa sulla "pia illusione che la soluzione siano muri fisici e politici, respingimenti ai confini libici e rimpatri di massa" e proprio per contrastare questo tipo di approccio al problema, il movimento di Civati propone una serie di misure alternative volte a garantire un'accoglienza più civile e umana ai migranti che approdano in Italia e in Europa, misure che vanno dall'attivazione di corridoi umanitari, al blocco dell'esportazione di armi verso Paesi in guerra, al superamento della legge Bossi – Fini:

  1. Un impegno deciso dei governi perché vengano limitate le forme di sfruttamento delle terre da cui i migranti scappano, con una lotta senza quartiere alle diseguaglianze globali, a partire da una rivisitazione delle politiche energetiche dei paesi europei in Nigeria e Niger, e di quelle fiscali per evitare elusione ed evasione di compagnie nostre che sottraggono risorse ingenti ai paesi più poveri, evitando ogni supporto dato a governi in odore di regime dittatoriale: serve coerenza nelle politiche per lo sviluppo;

  2. A livello europeo, insistere per il superamento dell’ipocrisia del sistema Dublino, eliminando il criterio del primo Paese d’arrivo e verso un meccanismo automatico e permanente di condivisione delle responsabilità sulle richieste d’asilo tra Stati membri, che metta al centro la persona e i suoi bisogni;

  3. Un altro impegno deciso volto a ridurre il commercio di armi e in particolare alla piena attuazione della legge 185 del 1990, bloccando l’esportazione di armi dall’Italia verso paesi in stato di conflitto armato o i cui governi sono responsabili di accertate violazioni dei diritti umani;

  4. L’attivazione di corridoi umanitari che garantiscano, nelle principali zone di crisi e nei paesi di transito, la possibilità di accedere a vie legali e sicure (come reinsediamenti e visti umanitari) per arrivare in Unione europea a domandare protezione internazionale, a partire dai casi di particolare vulnerabilità;

  5. Riattivare canali per cercare lavoro in Italia, così da evitare che coloro che arrivano in Italia con questo scopo facciano domanda d’asilo, ingolfando il sistema di valutazione, pesando sulle casse pubbliche e rischiando di ottenere un diniego alla domanda e trasformarsi in irregolari, con un netto superamento della Bossi-Fini;

  6. Prevedere per coloro che ricevono il diniego alla domanda d’asilo anche in appello la possibilità di una regolarizzazione attraverso il lavoro e lo studio, per evitare di dover automaticamente procedere al rimpatrio, magari anche nei casi in cui la persona ha già trovato lavoro;

  7. Investire sui programmi di rimpatrio volontario che garantiscano un futuro degno a chi sceglie di fare ritorno nel proprio paese e concentrare i rimpatri forzati solamente come extrema ratio e quando ricorrono motivi di sicurezza nazionale;

  8. Costruire un sistema di accoglienza diffuso sulla base del modello Sprar, cancellando i grandi centri in emergenza (che fruttano ingenti guadagni ai gestori) per concentrarsi su piccole e piccolissime strutture diffuse in maniera omogenea sul territorio. Un sistema che inoltre fornisca al richiedente asilo tutti gli strumenti per poter essere autonomo e integrato nel contesto sociale e ricada positivamente sui territori attraverso la creazione di posti di lavoro e la valorizzazione delle competenze di chi lavora nel settore dell’accoglienza;

 

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