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Migranti, via libera a Eunavfor Med: “Eliminare le imbarcazioni degli scafisti”

Sì all’abbordaggio, perquisizione, cattura e dirottamento delle navi degli scafisti nelle acque internazionali.
A cura di Davide Falcioni
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UPDATE – Si chiamerà Eunavfor Med, avrà la sua sede a Roma e sarà comandata dagli italiani: la missione anti scafisti ha un nome e una prima bozza di linea operativa. In questa prima fase l'operazione sarà esclusivamente navale e nel documento discusso al vertice dei ministri degli Esteri e della Difesa UE si parla esplicitamente di "eliminazione" delle imbarcazioni degli scafisti, mentre il termine "distruzione" è stato momentaneamente cassato. Secondo La Stampa, che lo ha visionato, "l’ultimo testo in esame stabilisce di procedere subito con il coordinamento delle attività di intelligence dei paesi coinvolti, che saranno almeno una decina, a partire da Italia, Francia, Regno Unito e Germania. L’azione sarà rafforzata una volta ottenuto il via libera dell’Onu e/o con il consenso dell’eventuale governo di unità nazionale in Libia. Ogni passaggio successivo avrà bisogno di una riunione del Consiglio, dunque del conclave dei governi". Sparito dal documento il passaggio in cui si faceva riferimento ad operazioni "via terra" di cui, eventualmente, si tornerà a parlare più avanti. In una prima fase Eunavfor punterà sull'attività di intelligence, quindi subentrerà la fase operativa, distinta in due punti. Sempre da La Stampa: "1. Abbordaggio, perquisizione, cattura e dirottamento delle navi nelle acque internazionali di imbarcazioni sospettate di servire ai trafficanti di esseri umani, nel diritto internazionale. 2. Come sopra, anche nelle acque territoriali e interne della Libia, purché in presenza di una risoluzione dell’Onu. Rispetto alla bozza, è sparito il riferimento sull’intervento a terra".

UPDATE – Federica Mogherini, ministro degli Esteri dell'UE, in vista del vertice straordinario che si terrà a Bruxelles nelle prossime ore ha dichiarato: "Oggi mi aspetto la decisione politica formale di stabilire l'operazione navale, quindi con l'indicazione di quartier generale e di comando". Anche Gentiloni si aspetta un deciso cambio di passo: "La Ue ha reagito bene al naufragio di aprile, c'è stato un risveglio. Sarebbe molto amaro constatare che quella iniziativa e la disponibilità di condivisione di rendere quel problema europeo e non italiano facesse dei passi indietro".

Il nuovo "piano sui migranti" dell'Unione Europea inizia già a scricchiolare: a pochi giorni dal vertice dei ministri degli Esteri e della Difesa dell'Unione Europea che dovrà stabilire le "quote" di profughi spettanti a ogni singolo paese, la Francia si mette di traverso e attraverso il primo ministro Manuel Valls comunica il suo deciso "no" alle modalità di ripartizione ipotizzate. Valls ha spiegato la decisione è stata assunta "con il presidente Hollande per sgomberare il campo da ogni ambiguità", specificando comunque di ritenere normale la ripartizione dei migranti: "Con il presidente della Repubblica – ha spiegato Valls al Journal du Dimanche – abbiamo pensato che bisognava alzare molto la voce perché non ci fosse alcuna ambiguità. La questione delle quote è fonte di una grandissima confusione. Non bisognava lasciar passare la sensazione che avremmo accettato queste quote. Nel dibattito nazionale, bisogna essere chiari".

Come è noto mercoledì scorso la Commissione Europea ha varato il nuovo "piano sui migranti" il cui punto centrale è quello sulla distribuzione dei migranti con il meccanismo delle quote a seconda di 4 criteri: il prodotto interno lordo dello stato ospitante, il numero di abitanti, il tasso di occupazione e il numero di profughi già presenti. Secondo Repubblica, sulla base di questi criteri, all'Italia spetterebbe il 9,94% dei 20mila profughi che dovrebbero essere ammessi, ovvero meno di 2mila persone. A ciò si aggiungerebbe l'11,84% dei richiedenti asilo. La Commissione Europea ha deciso inoltre che il sistema di quote sarà obbligatorio per tutti, tranne Italia e Grecia, ai quali è stato riconosciuto di aver fatto molto essendo i paesi maggiormente interessati dagli sbarchi.

Ebbene, la Francia si oppone al sistema delle quote. In una recente intervista Valls ha ricordato come Parigi abbia ospitato dal 2012 oltre 5mila rifugiati siriani e 4.500 iracheni. "Una distribuzione equa – ha detto il premier – deve tenere conto degli sforzi già fatti dai singoli stati. Oggi Francia, Germania, Regno Unito, Italia e Svezia accolgono il 75% dei rifugiati presenti in Europa".

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