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Migranti, arrestati trafficanti nel Sud Italia: contatti con filo-jihadisti

Sgominata banda di somali che organizzava viaggi verso il Nord Europa dietro pagamento. Coinvolto anche un impiegato del comune di Bari.
A cura di Antonio Palma
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Una vasta operazione di polizia per il contrasto al traffico di essere umani e dei migranti è in corso da questa mattina in varie città del sud Italia. L'operazione condotta dalla polizia e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari,  ha portato all'esecuzione di diverse ordinanze di custodia cautelare nei confronti di presunti trafficanti di uomini a Bari, Catania e Salerno. Il blitz è scattato al termine di una inchiesta svolta dagli uomini della Questura di Bari e della Digos volta a smantellare un presunto sodalizi criminale organizzato da alcuni cittadini somali per far arrivare migrati nel nord Europa dietro compenso.

Gli arrestai sono accusati a vario titolo dei reati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento di immigrazione clandestina a scopo di lucro e alla permanenza illegale di clandestini in Italia ed al successivo ingresso in Paesi esteri. L'operazione si è avvalsa anche della collaborazione di personale Interpol e ha contribuito anche la Polizia di Malta. Per intascare i soldi inviati dalle famiglie dei migranti, il gruppo utilizzava dei canali "money trasfer" illegali: alcuni siti non abilitati in Italia che sono stati ora oscurati dalla polizia.

Dalle indagini inoltre sarebbero emersi contatti assidui tra gli indagati e altri loro connazionali noti per essere filo-jihadisti e vicini al gruppo terroristico somalo Al Shabaab. In particolare accertato il contatto con un soggetto già sottoposto a fermo in Italia per aver favorito l'ingresso sul territorio nazionale di due "foreign fighter" militanti dell'Isis. Nell'inchiesta però è stato coinvolto anche un impiegato del Comune di Bari che si era lasciato corrompere per dichiarare falsamente inesistenti residenze di cittadini somali nel capoluogo pugliese. Per questo gli inquirenti contestano anche i reati di uso di documentazione falsa, corruzione di incaricato di pubblico servizio e falso ideologico in atto pubblico.

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