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Migranti, 5 su 100 muoiono in mare

L’Unhcr chiede all’Europa di cambiare strategia sui migranti istituendo un canale umanitario invece di concentrarsi sulla tutela dei confini.
A cura di Antonio Palma
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Nonostante le missioni italiane ed europee, i proclami politici e le inevitabili polemiche il Canale di Sicilia continua ad essere la tomba di centinaia di migranti che ogni anno tentano di sbarcare nel nostro Paese via mare dopo essere saliti su imbarcazioni di fortuna, vere carrette del mare allestite nei porti del nord africa da trafficanti di uomini senza scrupoli. Come segnala il quotidiano Avvenire, infatti, solo dall’inizio dell’anno le vite perse in mare sono state più di 400. In sostanza 5 ogni 100 migranti muoiono in mare, mentre nel 2014 il rapporto era di 2 ogni 100. Per questo secondo la portavoce dell'Unhcr per il Sud Europa, Carlotta Sami, va superata la logica dell’approccio emergenziale e prendere invece coscienza dell’aumento del numero delle persone "che fuggono dal terrore e che muoiono attraversando il Mediterraneo perché non hanno alternative, né un canale legale per venire nel nostro continente".

Strategie comuni in Europa

Il rappresentante dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati chiede dunque un cambio di strategia a tutta l'Europa con azioni politiche ben mirate che si occupino più di "lavorare per la pace" e "istituire un canale umanitario", invece che concentrarsi "sulla tutela dei confini". In effetti, come segnalano dall’associazione studentesca della Lumsa di Roma, Good morning, youth, l’Unione Europea, nel periodo 2008-2013 ha stanziato il triplo dei fondi per la protezione delle frontiere rispetto a quelli destinati all’accoglienza. Anche per questo, secondo la responsabile dell'agenzia Onu per i rifugiati, in particolare bisogna lavorare a strategie comuni come ad esempio una soluzione condivisa sull'asilo politico e la destinazione dei migranti.

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