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Metodo Stamina, i verbali choc: “Nelle infusioni non ci sono staminali”

Un articolo pubblicato da La Stampa cita i verbali dei Nas e il parere del comitato di esperti del Ministero della Salute. Verbali dai quali emerge anche il rischio di trasmissione di Hiv e morbo della mucca pazza. Vannoni: “Ridicolo”.
A cura di Susanna Picone
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Da una parte le decisioni dei giudici sui singoli casi e le manifestazioni di piazza, a volte anche contraddistinte da proteste choc, dei malati che chiedono di essere curati con il metodo Stamina, dall’altra i tanti che mettono in discussione il controverso metodo di Davide Vannoni. Com’è noto, recentemente il Tar del Lazio ha sospeso il parere negativo degli esperti, decisione che ha spinto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin a scegliere nuove persone e creare un comitato che dovrà valutare Stamina. Su Stamina serve chiarezza “perché non ci siano più dubbi”, ha fatto sapere il ministro che intanto ha deciso di non presentare ricorso contro l’ordinanza del Tar. Ma nuovi dubbi emergono ora da un rapporto di cui oggi parla il quotidiano La Stampa. Un rapporto secondo cui nelle infusioni non ci sarebbe traccia di cellule staminali. La Stampa cita i verbali dei Nas e il parere del comitato di esperti del Ministero dai quali emerge, tra l’altro, anche il rischio di trasmissioni di malattie infettive, dall’Hiv al morbo della mucca pazza.

I rischi di Stamina – Nel metodo, afferma il comitato scientifico secondo quanto riportato da La Stampa, “la popolazione cellulare che si ottiene non è purificata, non è omogenea, non è una popolazione di cellule staminali”. Inoltre non ci sarebbe nulla che dimostri la trasformazione delle cellule del midollo osseo in cellule neuronali con finalità terapeutiche. I verbali su Stamina “da un lato confermano quanto già trapelato, come il rischio di trasmissione di malattie infettive per assenza di controlli delle cellule del donatore, ma dall’altro rivelano altri rischi per i pazienti”. Nell’ambito del protocollo sarebbe utilizzato anche siero bovino per la coltura delle cellule: questo non è vietato purché il siero provenga da animali di Paesi privi di Bse ma “nessuna di queste informazioni è presente nei documenti pervenuti”. I rapporti parlano anche di alti livelli di contaminazione dei campioni e della presenza di diversi materiali che, come spiega Russo sul quotidiano torinese, fanno pensare a un “frullato indefinibile”.

La replica di Vannoni e i dubbi di un esperto – Davide Vannoni, da parte sua, non ha tardato a replicare: “Siamo al ridicolo, il protocollo Stamina si basa sull’utilizzo di cellule staminali molto pure, che sono tra l’altro caratterizzate e documentate presso gli Spedali Civili di Brescia. La conferma è contenuta nelle cartelle biologiche di ogni paziente presso la struttura ospedaliera. Ci sono i documenti presso gli Spedali di Brescia – ha affermato Vannoni – che contraddicono queste accuse” Vannoni sostiene che il comitato scientifico non ha fatto alcuna valutazione della quantità di cellule staminali presenti nelle infusioni, “avendo solo valutato il metodo sulla carta”. Un commento è arrivato anche da parte di Bruno Dallapiccola, uno degli esperti del ministero della Salute: “Nutro parecchi dubbi e non so come il comitato etico degli Spedali civili di Brescia abbia potuto autorizzare, a suo tempo, la sperimentazione con il metodo Stamina e mi chiedo cosa avessero in mano per prendere questa decisione, perché anche con le cure compassionevoli non si può prescindere da un fondo di scientificità”. A suo dire nel metodo Stamina “non c'è scientificità, né originalità ma vi sono invece dei problemi di sicurezza”.

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