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Messico, uccisa attivista anti-narcos: online la foto del cadavere

María del Rosario aveva scelto di denunciare su Twitter gli abusi dei narcotrafficanti. Non diceva chi era, ma si faceva chiamare “Felina”. I suoi killer però l’hanno trovata, massacrata e uccisa. E poi hanno postato un inquietante messaggio dal suo account.
A cura di Biagio Chiariello
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 “Chiudete i vostri account su Twitter, non mettete in pericolo le vostre famiglie come ho fatto io. Chiedo scusa”.” Il mio vero nome è María del Rosario Fuentes Rubio, sono una dottoressa e oggi la mia vita è arrivata alla fine”. A scrivere questo messaggio sul social network non era lei, Maria, l’attivista messicana che da tempo aveva deciso di denunciare le violenze, i soprusi e le collusioni dei narcotrafficanti nella sua area: lo stato di Tamaulipas conteso dal cartello del Golfo e da quello dei Los Zetas. Quelle parole, scritte a caratteri maiuscoli, sono dei suoi assassini, che l’hanno massacrata, prima di utilizzare l’account sul suo telefonino, postando addirittura l’immagine del suo cadavere ormai priva di vita. Una sorta di avvertimento destinato a tutti quelli che appoggiavano e difendevano il lavoro della cyberattivista. Maria era stanca di della violenza gratuita, del pizzo, degli omicidi, del fatto che la stragrande maggioranza dei giovani erano stati costretti ad emigrare negli USA per non rischiare di finire nel giro dei cartelli della droga o, peggio ancora, in qualche fossa comune, come forse accaduto ai 43 studenti desaparecidos tre settimane fa.

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María del Rosario non diceva chi era. Si faceva chiamare “Felina” e il suo account, adesso sospeso, era @Miut3. Qualcuno però è riuscito a scoprire chi era veramente e così è stata sequestrata da un commando armato mentre andava al lavoro nella sua città, Reynosa. Lo hanno raccontato i suoi parenti quando hanno fatto la denuncia di scomparsa.  Collaborava con il Valor de Tamaulipas  (Coraggio per Tamaulipas), quotidiano online che monitora tutti gli episodi di violenza e criminalità dell’area e che per questo da tempo era nel mirino dei narcos. Lo scorso febbraio, uomini del cartello di Guadalajara avevano offerto qualcosa come tre milioni di pesos messicani– l’equivalente di 175mila euro – a chi avesse fornito loro il nome degli amministratori di Valor che, per ovvi motivi di sicurezza, rimangono anonimi.

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