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Messico, il paese dei narcos apre alla cannabis legale. Cosa aspetta l’Italia?

Una sentenza della Corte Suprema di Giustizia messicana afferma che “coltivare, possedere e fare uso di marijuana a scopo ricreativo” è un diritto costituzionale. Il proibizionismo ha fallito nel paese dei narcotrafficanti.
A cura di Davide Falcioni
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Persino la patria dei narcotrafficanti dice sì alla depenalizzazione del consumo di marijuana: la Corte suprema di giustizia del Messico ha di fatto aperto le porte alla legalizzazione della cannabis a scopi ricreativi con il voto favorevole di quattro giudici su cinque, che hanno ritenuto "incostituzionale" il divieto assoluto di consumo codificato nella legge messicana. Pur ritenendo indubbio "che il consumo di qualsiasi droga genera un problema di salute", i giudici hanno tuttavia considerato senza "alcuna ragionevolezza" il fatto che "la risposta dello Stato al consumo sia la reclusione e il divieto assoluto del consumo", ha sottolineato il magistrato Alfredo Guitierrez Ortiz Mena, spiegando le ragioni del suo voto a favore.

Il pronunciamento della suprema corte era stato richiesto dalla Società messicana per l'autoconsumo responsabile e tollerante costituita da un team di imprenditori e avvocati alcuni anni fa proprio per sensibilizzare l'opinione pubblica sull'uso corretto dell'"erba": "Questa sentenza è il primo chiodo sulla bara del proibizionismo", hanno commentato i responsabili della società. Secondo numerosi esperti del paese americano, la sentenza potrebbe rappresentare un viatico a riforme più ampie in materia e innescare d'altro lato "un dibattito più approfondito per eventualmente regolare il consumo". Enrique Pena Nieto, presidente messicano, nel commentare la sentenza, ha dichiarato di "rispettare" tale decisione, specificando tuttavia che il governo non intende modificare le proprie azioni relative all'individuazione e alla distruzione delle piantagioni, in quanto in alcun modo il verdetto "implica l'eliminazione di tali politiche". "Le nostre posizioni sul tema sono diverse", ha aggiunto il ministro della Sanità, Mercedes Juan.

Indubbiamente la sentenza della Corte di Giustizia messicana ha un peso politico enorme: checché ne dicano i membri del governo si tratta dell'ammissione che la strategia del proibizionismo sta fallendo miseramente e non intacca in alcun modo gli affari dei narcotrafficanti. Fino a qualche anno fa sostenere che "coltivare, possedere e fare uso di marijuana a scopo ricreativo" è un diritto costituzionale sarebbe stato inimmaginabile in un paese profondamente segnato dal traffico di droga. Se persino la patria dei "narcos" ammette il diritto del consumo individuale di marijuana cosa aspetta l'Italia ad adeguarsi?

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