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Opinioni

Mercati in attesa di sapere se la riforma sanitaria di Trump sarà legge

In serata il Congresso dovrebbe votare la proposta di riforma sanitaria sostenuta dalla Casa Bianca. Trump ha già minacciato di non varare la riforma fiscale e gli investimenti in infrastrutture se non passerà, ma l’esito rimane incerto…
A cura di Luca Spoldi
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Gli occhi degli investitori di tutto il mondo sono puntati su Washington, dove nella serata italiana il Congresso dovrebbe votare sulla riforma dell’Obamacare presentata da Donald Trump. E’ un appuntamento importante, perché per cercare di vincere il primo braccio di ferro della sua presidenza Trump ha già minacciato di non presentare i provvedimenti per il rilancio dell'economia ossia in particolare il piano di revisione della tassazione delle società e il piano di investimenti pubblici in infrastrutture, finché la sua riforma sanitaria non sarà approvata.

In realtà l’attesa potrebbe essere vana: secondo la Cnn un incontro tra gli esponenti repubblicani conservatori che fanno capo al House Freedom Caucus (attraverso i quali sembra dover passare ogni intesa sulla riforma sanitaria) e la Casa Bianca, pur essendo iniziato con un lungo applauso a Trump, non ha prodotto alcun accordo, così il voto sul provvedimento rischia ora di slittare. Altri repubblicani che si rifanno al più moderato Tuesday Group sembrano pronti a fare le ore piccole, avverte la Cnn, che segnala come singoli esponenti del “grand old party” siano passando da un incontro all’altro, tra cui numerosi con lo speaker della Camera, Paul Ryan, nel tentativo di favorire un accordo che ancora pare lontano.

Per Trump (che a un certo punto avrebbe sbottato: “il presidente sono io, non voi”) è indispensabile assicurarsi un appoggio quasi plebiscitario da parte di deputati e senatori repubblicani, visto che i democratici non gli concederanno verosimilmente neppure un voto. La soglia di sicurezza è di 21 voti, se Trump ne perderà di più potrebbe andare incontro alla prima vera sconfitta dopo neppure tre mesi di presidenza, il che sarebbe per i mercati un segnale di estrema debolezza da parte di un presidente neoeletto che molto ha puntato, in campagna elettorale, sugli annunci ad effetto e sulle promesse di deregulation in molti campi dalla sanità all’ambiente.

La riforma sanitaria proposta da Trump prevede di ridurre le tasse e sradicare il mandato individuale su cui si basa l’Obamacare, sostituendo gli attuali sussidi sanitari (previsti dall’Affordable Care Act) con crediti fiscali risarcibili nel caso di  acquisto di assicurazioni sanitarie. La nuova legge riformerebbe anche in misura significativa il servizio sanitario nazionale (Medicaid) consentendo ai singoli stati di costringere gli adulti privi di disabilità a trovare un lavoro se vogliono possedere i requisiti per l’assistenza sanitaria pubblica. Dopo il 2020, inoltre, gli stati non potrebbero più espandere il campo d’azione del Medicaid come hanno potuto fare con l’Obamacare e anche quelli che finora non hanno preso una tale decisione non saranno più autorizzati a farlo.

Resterebbero comunque in vigore alcune delle parti più “popolari” dell’Obamacare, come la possibilità di lasciare i figli iscritti all’assicurazione sanitaria dei propri genitori fino a 26 anni e la protezione per coloro che usufruiscono di condizioni pre-esistenti anche se le compagnie assicurative potrebbero aumentare i premi per coloro la cui copertura sanitaria fosse scaduta. Secondo stime del Congressional Budget Office (che è un organismo bi-partisan), se passerà nella formulazione attuale la “Trumpcare” fornirà assistenza sanitaria a 24 milioni di americani in meno di quelli attualmente coperti dall’Obamacare.

Sotto molti profili, dunque, questo primo braccio di ferro è destinato a segnare la presidenza Trump e i suoi rapporti col Congresso e coi mercati finanziari, che finora sono corsi molto grazie in particolare alla promessa di tagli fiscali e di un rinnovato flusso di investimenti pubblici nella difesa e nelle infrastrutture, investimenti che Trump conta di riuscire a ripagare proprio coi tagli ai fondi per l’ambiente e per la sanità. Domani vedremo se “the Donald” ha fatto i conti giusti o se dovrà capacitarsi di non essere l’unico a poter decidere su temi che riguardano così da vicino l’intera popolazione americana, non solo i suoi elettori.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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