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Meningite fulminante, muore a Imola un uomo di 66 anni: attivata la profilassi

Il paziente è deceduto nella serata di sabato presso il reparto di Terapia intensiva del Santa Maria della Scaletta, presso cui era stato ricoverato venerdì sera a causa di una febbre molto alta.
A cura di Susanna Picone
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Un sessantaseienne di Imola è morto sabato sera per meningite batterica. L’uomo era ricoverato da venerdì nel reparto di terapia intensiva dell'Ospedale Santa Maria della Scaletta a causa di una febbre molto alta e dopo poche ore è deceduto. La conferma di laboratorio per meningite batterica da meningococco è pervenuta nella tarda mattinata di lunedì e il Dipartimento di Sanità pubblica dell'Ausl di Imola ha subito fatto sapere di aver attivato l'indagine epidemiologica per individuare le persone che negli ultimi giorni erano state a contatto con il paziente. L’Ausl ha parlato di un rischio “comunque molto basso” di contrarre la malattia ma quanti hanno avuto contatti col sessantaseienne sono stati invitati a effettuare la profilassi antibiotica del caso. La profilassi è già stata effettuata agli operatori sanitari che si erano occupati dell’uomo. Non è ancora chiaro il sierogruppo di meningococco (A,B,C,W135 o Y) che ha causato la meningite fulminante che ha colpito il sessantaseienne.

 “Il meningococco è un batterio che si trasmette per contagio diretto, ossia attraverso le goccioline di saliva o muco emesse parlando, tossendo o starnutendo – ha detto il dottor Gabriele Peroni, direttore della Uoc di Igiene e Sanità Pubblica dell’Ausl di Imola –. Pertanto una semplice profilassi antibiotica è raccomandata, in via del tutto precauzionale, solo per le persone che abbiano avuto contatti molto ravvicinati con il soggetto infetto nei 10 giorni precedenti all’esordio dei sintomi. Il periodo di incubazione del meningococco è infatti compreso tra 2 e 10 giorni. Ugualmente, le persone venute a diretto contatto con il malato devono porre attenzione all’eventuale insorgenza di sintomi come febbre alta, cefalea intensa, vomito, rigidità nucale, agitazione e poi torpore. Non bisogna però allarmarsi, perché questo germe è normalmente presente nelle prime vie aeree di circa il 5-10% della popolazione e solo raramente provoca meningite o setticemia. Inoltre si tratta di un batterio molto sensibile all’azione dell’aria, della luce, a tutti i disinfettanti e alle normali misure di pulizia: nell’ambiente esterno e quindi, al di fuori delle persone che lo ospitano, viene rapidamente distrutto”.

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