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Meeting delle famiglie 2018, il Papa sceglie un’Irlanda travolta dallo scandalo pedofilia

La decisione a sorpresa del pontefice: dopo Philadelphia toccherà a Dublino, capitale di un Paese in cui la Chiesa cattolica vive una crisi di identità senza precedenti dopo numerosi scandali.
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Il Papa ha salutato Philadelphia e gli Stati Uniti, al termine del suo viaggio in America durato quasi dieci giorni, annunciando che il prossimo Incontro mondiale delle famiglie si terrà di nuovo in Europa, a Dublino, nel 2018. La scelta della capitale irlandese è sorprendente: è cuore di un Paese una volta considerato “cattolicissimo”, ma che, negli ultimi anni, è stato scosso dal peggior scandalo pedofilia nella storia della Chiesa cattolica e dall’approvazione a larga maggioranza dei matrimoni omosessuali.

Con questo gesto, papa Francesco ha certamente voluto dare un segnale di vicinanza al clero ed ai cattolici irlandesi, che vivono uno dei momenti più turbolenti della propria storia, iniziata con l’evangelizzazione dell’isola da parte di san Patrizio, quattrocento anni dopo la venuta di Cristo. Ufficialmente, i cattolici rappresentano il 90 percento della popolazione dell’isola, le istituzioni religiose sono fortissime e gestiscano numerosi istituti scolastici ed ospedalieri, che si reggono grazie ai finanziamenti statali. Tuttavia, alcuni anni fa, l’arcivescovo di Dublino Diarmuid Martin ebbe l’occasione di dire che “alcuni fuori dall’Irlanda credono ancora che il Paese sia un bastione del cattolicesimo tradizionale. Si sorprendono scoprendo che a Dublino ci sono parrocchie in cui la presenza alla messa domenicale è del 5 percento della popolazione cattolica, e in alcuni casi non arriva al 2 percento.” I dati ufficiali chiariscono che due terzi degli irlandesi vanno a messa almeno una volta al mese e questo è comunque uno dei numeri più alti di un’Europa ormai sempre più secolarizzata. Di certo, è crollata, negli ultimi anni, la fiducia nella Chiesa cattolica da parte della popolazione.

Dopo lo scoppio di numerosi scandali riguardanti abusi di preti e religiose su centinaia di bambini nel corso di decenni, il Vaticano è dovuto correre ai ripari. Diversi vescovi sono stati costretti alle dimissioni per aver coperto i sacerdoti accusati di pedofilia e Benedetto XVI ha praticamente commissariato l’intera Chiesa irlandese, con l’invio di nove ispettori, tra cui due suore, con pieni poteri, per provare a raddrizzare la barca. Caso più unico che raro nella storia, nel 2010 Benedetto XVI ha scritto una “Lettera pastorale ai cattolici d’Irlanda”, dove, a nome dell’intera Chiesa cattolica, assume su di sé la responsabilità di quanto accaduto. Ai sacerdoti e ai religiosi che hanno abusato dei ragazzi papa Ratzinger scrisse: “Avete tradito la fiducia riposta in voi da giovani innocenti e dai loro genitori. Dovete rispondere di ciò davanti a Dio onnipotente, come pure davanti a tribunali debitamente costituiti. Avete perso la stima della gente dell’Irlanda e rovesciato vergogna e disonore sui vostri confratelli. Quelli di voi che siete sacerdoti avete violato la santità del sacramento dell’Ordine Sacro, in cui Cristo si rende presente in noi e nelle nostre azioni. Insieme al danno immenso causato alle vittime, un grande danno è stato perpetrato alla Chiesa e alla pubblica percezione del sacerdozio e della vita religiosa.”

La scorsa primavera un altro colpo alla credibilità della Chiesa è arrivata da voto del popolo irlandese a favore del matrimonio gay, contro cui il clero si era schierato in maniera massiccia. Con il 62% totale dei voti a favore, il 75% nella capitale Dublino, è stata emendata la Costituzione, che ora recita: "il matrimonio può essere contratto, in accordo con la legge, da due persone senza distinzione di sesso". Considerando che fino a soli ventidue anni fa l’omosessualità era ancora un reato nell’isola britannica, la decisione ha fatto scalpore. L’arcivescovo Martin, davanti a dati così impietosi, aveva chiarito che la Chiesa d’Irlanda ha bisogno di “fare i conti con la realtà”  e “guardare alle cose che sta facendo bene ma anche alle questioni rispetto alle quali abbiamo bisogno di dirci se ci siamo completamente allontanati dai giovani. Non ricominceremmo con un senso di rinnovamento ma di negazione.” Sul referendum irlandese si era espresso in maniera durissima il cardinale Raymond Leo Burke, ex capo della segnatura apostolica vaticana, che aveva accusato gli irlandesi di aver “sfidato Dio” compiendo “un’azione più depravata di quella che possono praticare dei “pagani”, un dispetto a Dio.”

L'incontro internazionale delle famiglie ha cadenza triennale. Organizzato dal Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha avuto luogo ogni tre anni dal 1994, nell’ordine, a Roma, Rio de Janeiro, di nuovo a Roma, a Manila, a Valencia, a Città del Messico, a Milano e, fino a ieri, a Philadelphia Papa Francesco ha deciso di scegliere Dublino per incontrare le famiglie di tutto il mondo per dare un segnale per migliorare l’immagine della Chiesa in un Paese che ormai ha perso quasi del tutto la fiducia dei suoi sacerdoti. Francesco, lo ha dimostrato anche durante la recentissima visita a Cuba e negli Stati Uniti, è in grado di scaldare anche i cuori più duri. Se toccherà a lui visitare l’Irlanda tra tre anni, proverà a riuscire anche in questa nuova “missione impossibile.”

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