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Mauro Rostagno, le motivazioni della sentenza: “Ucciso da Cosa Nostra”

Depositate le tremila pagine di motivazione della sentenza di condanna per Vincenzo Virga e Vito Mazzarra, mandante ed esecutore dell’omicidio del giornalista ucciso nel 1988.
A cura di S. P.
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Oltre un anno dopo la sentenza che ha condannato Vincenzo Virga e Vito Mazzara quali esecutori materiali dell’omicidio di Mauro Rostagno sono arrivate le motivazioni della sentenza: oltre tremila pagine che ricostruiscono il movente e le modalità del delitto che, ventisette anni fa, ha messo a tacere il sociologo e giornalista italiano. Rostagno fu ucciso a Valderice, in provincia di Trapani, il 26 settembre del 1988. La sentenza di condanna è arrivata al termine di complesse indagini caratterizzate da una lunga serie di depistaggi che si sono susseguiti nel tempo. “L’indagine sul movente dell’omicidio che ha impegnato larga parte dell’istruzione dibattimentale ha consentito di misurare tutta l’inconsistenza delle piste alternative a quella mafiosa, che pure sono state esplorate, senza preconcetti. Di contro, a partire proprio da una ricognizione dei contenuti salienti del lavoro giornalistico della vittima, di talune sue inchieste in particolare, ma del suo stesso modo di concepire e soprattutto di praticare il giornalismo e l’informazione come terreno di elezione di una ritrovata passione per l’impegno civile, è emerso come Cosa Nostra avesse più di un motivo, e uno più valido dell’altro, dal suo punto di vista, per volere la morte di Rostagno”, si legge nelle motivazioni pubblicate dal Fatto Quotidiano.

Quello del giudice Angelo Pellino è un documento che ricostruisce il contesto trapanese degli anni ’80, all’interno del quale matura l’omicidio Rostagno. Rostagno – scrive il giudice – poteva essere una minaccia, “dopo che aveva scoperto gli strani traffici che avvenivano a ridosso della pista di un vecchio aeroporto militare ufficialmente in disuso alle porte di Trapani”. Per Pellino “le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, dopo una doverosa scrematura di quelli meno affidabili, convergono su una duplice indicazione: l’omicidio fu deciso dai vertici di Cosa Nostra trapanese o comunque con il loro assenso e dopo che fu vanamente esperito il tentativo di indurre il giornalista a più miti consigli con pressioni e minacce per interposta persona”.

Nelle motivazioni si parla anche della rete di circuiti massonici che faceva capo al Centro studi Antonio Scontrino a Trapani: “È l’11 aprile del 1986, due anni prima dell’omicidio Rostagno, quando la polizia fa irruzione e scopre che Scontrino è il paravento di sei logge massoniche, Iside, Iside 2, Osiride, Ciullo d’Alcamo, Hiram e Cafiero. Dopo che venne alla luce l’esistenza delle logge, Paolo Scontrino, si giustifica parlando delle conferenze pubbliche organizzate dal circolo: ‘Ricordo che in qualche riunione, anzi in una riunione fu presente l’Onorevole Sergio Mattarella, un’altra volta il Sindaco di Trapani, ma anche alcuni lama tibetani e fra gli altri che ricordo, tale padre Antonj, di religione indù, la signora Dacia Maraini, il capo della comunità israelitica di Roma padre Toaf, padre Evloghi, della Chiesa ortodossa ed altri”. Il presidente della Repubblica Mattarella, che all’epoca dei fatti era un deputato della Dc, ha smentito oggi di essere stato un “frequentatore” delle iniziative del circolo Scontrino.

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