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Mauro, Fabrizio e le due Antonella, scalatori morti a Gressoney erano alpinisti esperti

Amici da tempo, amavano la montagna e approfittavano di ogni momento libero per riunirsi e partire insieme come hanno fatto anche giovedì trovando però la morte in Val D’Aosta.
A cura di Antonio Palma
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Non erano affatto degli sprovveduti, anzi, tre di loro infatti erano addirittura istruttori del Club alpino italiano e la quarta stava per diventarlo se quella cascata di ghiaccio giovedì non avesse travolto tutti e quattro uccidendoli sul colpo. Stiamo parlando delle quattro vittime italiane morte giovedì mentre effettuavano una salita a Gressoney-Saint-Jean, in Val d'Aosta, su una parete ghiacciata della zona che però si è improvvisamente staccata dalla roccia travolgendoli. Mauro, Fabrizio e le due Antonella erano amici da lungo tempo, amici di scalata soprattutto, e appena erano liberi da loro impegni lavorativi e non insegnavano nei corsi Cai, amavano subito correre in montagna per dedicarsi al loro sport preferito.

"Si conoscevano benissimo, scalavano insieme da anni, forse anche una ventina. Andavano ovunque, dal Monte Bianco alle Alpi Apuane", ha ricordato Davide Benedetti, presidente della sezione Cai di Fivizzano alla quale erano iscritti tutti e quattro gli scalatori residenti nelle province di La Spezia e Massa Carrara. "Erano esperti, altamente qualificati, e si fidavano l'uno dell'altro. Avevano aperto delle vie anche nelle nostre zone" ha aggiunto Benedetti parlando dei quattro: la bancaria, il contadino, l’ingegnere
e l’architetto.

Il più anziano di loro era Mauro Franceschini, 58enne di Caprigliola (Massa-Carrara) che gli amnci chiamavano Maurino e che amava definirsi sul suo profilo  Facebook come "Contadino istruttore nazionale di alpinismo, istruttore di arrampicata libera, innamorato del Monte Bianco". Sposato, gestiva un suo agriturismo a Caprigliola, in Lunigiana, chiamato proprio Montebianco ma correva in montagna e ogni volta che poteva. Gli amici lo ricordano come un ambientalista convinto e una persona solare che ogni anno si calava dal campanile di Caprigliola travestito da befana per divertire i più piccoli.

Franceschini aveva anche scritto un libro sulle falesie di Toscana insieme ad un amico di sempre,  il 51enne Fabrizio Recchia, un'altra vittima della tragedia che lavorava alla Motorizzazione civile di La Spezia ma, come gli altri, amava sopra ogni cosa la montagna. Un'amicizia che aveva portato l'ingegnere di Vezzano Ligure (La Spezia) ad aprire col 58enne nuove vie di scalata come quella difficile sul  Monte Bianco pochi anni fa.

Esperte scalatrici erano anche le due donne, accomunate dal nome oltre che dal passione per  l'alpinismo. Antonella Gerini, 50enne architetto di Carrara era già istruttrice mentre la 51enne  Antonella Gallo, bancaria spezzina, stava per diventarlo. Erano parte di un gruppo affilatissimo come dimostra uno degli album fotografici di Antonella Gerini realizzato sul massiccio del Monte Bianco nell'estate del 2012, quando era salita sul Mont Greuvetta, insieme ai suoi amici.

Grande sportiva, fisico atletico e lunga chioma bionda. Antonella Gallo invece amava fare anche altri sport ma stava seguendo le orme dei suoi amici e tutti la ricordano per quel sorriso che nemmeno la fatica di un'arrampicata riusciva a scalfire. Era madre di Luca Cecchetti, centrocampista della Primavera dello Spezia Calcio che per questo ha proclamato il lutto per tutta la società sportiva annullando ogni evento in programma a data da destinarsi. Per tutte le vittime doveva essere una giornata come tante altre, a scalare montagne. "Ho incontrato Fabrizio Recchia e Antonella Gallo, non mi avevano neppure detto di aver programmato questa scalata a Gressoney. Forse avrebbe dovuto essere un'uscita in giornata, una delle tante che facevano tutti assieme" ha ricordato il Presidente Cai

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