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Matteo Renzi non può citare Pier Paolo Pasolini

La “sentenza della Rete”: il Presidente del Consiglio twitta una frase di Pasolini e riceve una marea di insulti…
A cura di Redazione
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Sono stati migliaia i tweet e gli status facebook con i quali gli italiani hanno scelto di ricordare i 40 anni dalla scomparsa di Pier Paolo Pasolini, ammazzato appunto il 2 novembre del 1975. In molti hanno twittato o postato citazioni, brandelli di frasi, dichiarazioni più o meno attuali: un modo “classico” per ricordare chi ha fatto la storia di questo Paese, al di là delle valutazioni personali e delle simpatie politiche.

Così ha fatto anche il Presidente del Consiglio Matteo Renzi tramite il suo profilo twitter. Scegliendo un brano tratto da “Lettere luterane”, una serie di articoli pubblicati sul Corsera e su Il Mondo e poi raccolti in un volume pubblicato nel 1976. Una “dissertazione pedagogica” rivolta a un immaginario giovane napoletano, Gennariello, cui Pasolini diceva di sottrarsi dall’infelicità e dal pessimismo. E nella quale era appunto contenuto il passaggio citato da Renzi:

Tutto normale? Macché, a giudicare dalle reazioni di decine e decine di utenti di twitter. Quello di Renzi è stato interpretato come un tentativo di appropriarsi del pensiero di Pasolini, utilizzando le sue parole in quella che ormai è nota come "la polemica anti-gufi". E altri poi spiegano il perché il Presidente del Consiglio non avrebbe il diritto di citare il poeta, regista, scrittore…

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