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Mattarella: “L’Europa è strumento di pace e progresso. Ha evitato guerre ed estinto la violenza”

Nel corso della cerimonia parlamentare per il sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sottolineato la necessità di ridare prospettiva all’Europa che al momento sembra “incerta e ripiegata su se stessa”.
A cura di Charlotte Matteini
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I giovani sono la garanzia dell'irreversibilità del processo di integrazione europea. Nel corso della cerimonia dedicata alla celebrazione parlamentare per il sessantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha a lungo parlato del ruolo fondamentale dell'integrazione europea, argine all'instabilità e strumento di pace. "Dobbiamo pensare a quali fossero le condizioni prima dell'Ue. A spingere i padri fondatori è stata proprio una situazione di forte instabilità. L'Europa era divisa e debole: il confine passava nel cuore del continente. La situazione di fragilità poneva la necessità di ridare prospettiva all'Europa. I padri fondatori, che hanno dato vita all'Europa, non erano dei visionari ma uomini politici che hanno avuto il coraggio di trasformare le debolezze dei singoli popoli in punti di forza, puntando a realizzare una grande società aperta dove libertà e coesione fossero garantiti", ha spiegato il presidente Mattarella.

"L'Europa è stato uno strumento di pace, di crescita economica e di progresso. Alla sua progressiva costruzione hanno preso parte ex nemici della seconda guerra mondiale. Non è mai stato un cammino facile. In questi 60 anni l'Europa è riuscita a mantenere la promessa: la guerra è stata tenuta lontana e tre generazioni non l'hanno conosciuta. La comune appartenenza all'Unione, inoltre, ha fatto estinguere la violenza dell'Irlanda del Nord", ha sottolineato il presidente della Repubblica. "Va praticata la responsabilità e solidarietà nei benefici e negli oneri e le persone. Nessun paese europeo può garantire da solo l'indipendenza delle proprie scelte: nessuno potrà mai affacciarsi da solo sul panorama internazionale avendo voce in capitolo".

"La soluzione alla crisi dei debiti sovrani non può essere la compressione dei diritti sociali dei paesi membri, né la definizione di nord e sud europeo. La congiuntura economico-finanziaria ha lacerato i paesi e le migrazioni hanno messo in crisi la capacità dell'Europa di rispondere alla necessità dei cittadini e le ambizioni del trattato di Lisbona appaiono inadeguate rispetto alla grandezza delle crisi. Occorre costruire il futuro e questo richiede una straordinaria fiducia nei valori fondanti. Non ritorni a passati che non ci sono più, non muri, ma solidarietà tra paesi e cittadini che condividono una stessa civiltà. Oggi l'Europa appare quasi ripiegata su se stessa. Spesso consapevole, nei suoi vertici, dei passi da compiere, eppure incerta nell'intraprendere la rotta. Come ieri, c'è bisogno di visioni lungimiranti, con la capacità di sperimentare percorsi ulteriori e coraggiosi".

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