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Marta Marzotto e l’eredità di Renato Guttuso, un grande amore finito in tribunale

Una lunga sequela di accuse, processi, conflitti. L’ultima querelle risale al 2006, quando la magistratura di Varese la accusò di aver stampato 700 copie di opere del grande pittore senza autorizzazione.
A cura di Redazione Cultura
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Marta Marzotto davanti alle tele che la ritraggono
Marta Marzotto davanti alle tele che la ritraggono

La love story tra Marta Marzotto e il pittore Renato Guttuso, una vicenda che fece molto discutere sul finire degli anni Sessanta. Dopo la rottura con il Conte Umberto, infatti, Marta incontra nel salotto dei Marchi a Milano il pittore Renato Guttuso, artista di levatura mondiale e ne diventa la musa. Tra le molte rappresentazioni della Marzotto nelle opere del pittore siciliano restano in particolare quelle contenute nelle "Cartoline", 37 opere  (raccolte in un volume per l'editore Archinto) in cui l'artista rappresenta i ricordi, i sentimenti, le emozioni, le fantasie e gli stati d'animo verso Marta Marzotto.. Dopo oltre 15 anni di frequentazione, però, il rapporto tra i due arriverà al suo epilogo.

Quando poi, nel 1987, il grande pittore morì in solitudine a Roma, dopo un finale riavvicinamento alla fede cristiana, si aprì un lungo contenzioso tra la Marzotto e il figlio adottivo di Guttuso, unico erede dell'artista e fondatore degli archivi dedicati alla custodia dell'opera del grande artista. Marta Marzotto, infatti, non dimenticò mai e portò sempre con sé la ferita di essere stata emarginata da Palazzo del Grillo, casa-studio a Roma del pittore, nei giorni dell'agonia del suo ex-compagno.

Molti anni dopo, nel febbraio 2006, la Marzotto è stata accusata dalla magistratura di Varese di aver realizzato in concorso con lo stampatore Paolo Paoli, senza l'autorizzazione dell'erede legittimo dell'artista, Fabio Carapezza Guttuso, 700 copie di opere che il pittore siciliano le aveva regalato negli anni del loro grande amore. E questo è solo l'ultimo processo della serie. Senza il consenso dell'erede di Guttuso, infatti, Marta Marzotto aveva fatto incollare sul retro delle opere una sorta di personale autentica: si trattava della fotocopia di una lettera autografa di Guttuso, datata ‘Roma 23 settembre 1986', con la quale l'artista autorizzava l'ex contessa a riprodurre le sue opere, in diversi materiali (carta, ceramica etc.) per lo scopo che lei avrebbe ritenuto opportuno.

Quest'avvenimento, però, strideva con il fatto che poche settimane dopo, il pittore adottò Carapezza nominandolo suo erede. La lettere a disposizione della Marzotto, inoltre, non essendo stata autenticata da un notaio e trattandosi di una mera scrittura privata, non aveva nessun valore legale. Il 16 aprile 2002 la Cassazione ha, infatti, confermato le pronunce del Tribunale e della Corte d'Appello di Milano: da allora Fabio Carapezza Guttuso è rimasto il solo titolare dell'eredità Guttuso.

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